Spunta un altro manifesto sui tabelloni della città, questa volta a firma del Pd. Evitiamo di riportare il contenuto che come prevedibile è un controbattere, denunciare e sottolineare le motivazioni del dissenso della dichiarazione di dissesto, anche con “attacchi” personali e non solo. L’ultima “battaglia”, perché crediamo che di questo si tratterà, naturalmente sul piano politico, si consumerà mercoledì prossimo, 12 settembre o il 14 in seconda convocazione, data indicata per convocare il Consiglio Comunale che avrà un unico punto posto all’odg: “Dichiarazione di dissesto finanziario del Comune di Cirò Marina conseguente all’accertamento della sussistenza delle condizioni previste dall’art. 244 del D. Lgs. n. 267/2000 effettuato a seguito della deliberazione n.70/2012 adottata in data 31 maggio 2012 dalla Sezione Regionale di Controllo per la Calabria della Corte dei Conti.” Ecco, per chiarezza di tutti cosa recita l’articolo: “Si ha stato di dissesto finanziario se l’ente non può garantire l’assolvimento delle funzioni e dei servizi indispensabili ovvero esistono nei confronti dell’ente locale crediti liquidi ed esigibili di terzi cui non si possa fare validamente fronte con le modalità di cui all’articolo 193, nonché con le modalità di cui all’articolo 194 per le fattispecie ivi previste”. Evidentemente, manifesti pubblici apparsi sui tabelloni cittadini, che lasciano alquanto perplessi i cittadini e che pongono sicuramente sotto una luce poco chiara, qualora ce ne fosse stato ulteriore bisogno, la “politica” nella sua fase complessiva, la decisione è presa da parte dell’Amministrazione che evidentemente non vede altre soluzioni percorribili, allo stato delle cose. Quindi la decisione finale di portare al vaglio del Consiglio detta determinazione che sicuramente non mancherà di accendere il confronto. Successivamente, come recitato dal relativo articolo della legge, “La deliberazione recante la formale ed esplicita dichiarazione di dissesto finanziario è adottata dal consiglio dell’ente locale nelle ipotesi di cui all’articolo 244 e valuta le cause che hanno determinato il dissesto. La deliberazione dello stato di dissesto non è revocabile. Alla stessa è allegata una dettagliata relazione dell’organo di revisione economico finanziaria che analizza le cause che hanno provocato il dissesto.”
Successivamente, “ la deliberazione dello stato di dissesto è trasmessa, entro 5 giorni dalla data di esecutività, al Ministero dell’interno ed alla Procura regionale presso la Corte dei conti competente per territorio, unitamente alla relazione dell’organo di revisione. La deliberazione è pubblicata per estratto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana a cura del Ministero dell’interno unitamente al decreto del Presidente della Repubblica di nomina dell’organo straordinario di liquidazione.” La cosa pertanto, se adottata dal Consiglio, comporterà diverse modifiche nella vita attuale, sia amministrativa che gestionale dell’Ente. Infatti, “per l’esercizio nel corso del quale si rende necessaria la dichiarazione di dissesto, se è stato validamente deliberato il bilancio di previsione, tale atto continua ad esplicare la sua efficacia per l’intero esercizio finanziario, intendendosi operanti per l’ente locale i divieti e gli obblighi previsti dall’articolo 191, comma 5. In tal caso, la deliberazione di dissesto può essere validamente adottata, esplicando gli effetti di cui all’articolo 248. Gli ulteriori adempimenti e relativi termini iniziali, propri dell’organo straordinario di liquidazione e del consiglio dell’ente, sono differiti al 1° gennaio dell’anno successivo a quello in cui è stato deliberato il dissesto. Ove sia stato già approvato il bilancio preventivo per l’esercizio successivo, il consiglio provvede alla revoca dello stesso.” La relazione del revisore, le valutazioni delle cause di dissesto, saranno questi i due gli elementi del contendere, che, accuse a parte, rivendicazioni, dietrologie, finalmente, chiuderanno, forse, un capitolo e, speriamo, il forse è sempre d’obbligo, ne apriranno uno nuovo che se deve essere di lacrime e sangue, lo sia, ma per tutti, proprio tutti, salvaguardano e lo dico in prima persona, le fasce deboli, ma quelle veramente deboli e non i finti poveri o gli speculatori.
Pagina del Comune dedicata agli atti della dichiarazione di dissesto
sono fra quelli che sono contrario al dissesto finanziario e mi spiego. Spero che il Sindaco non abbia troppa fretta e stia invece ben valutando che ci siano altre soluzioni, perché con il dissesto è inevitabile la ripercussione negativa all’economia locale a livello generale e l’applicazione al massimo delle aliquote delle tasse locali. Prima di arrivare a dichiarare il dissesto finanziario è opportuno fare: 1) un azione di rientro concordato con tutti i creditori del Comune (spalmando il debito in più anni), 2) alienare i beni del Comune non utilizzati che possono essere venduti a privati , 3) mettere in moto tutte quelle attività economiche e amministrative che possono portare nuove entrate, 4) lotta all’evasione fiscale con l’emersione del sommerso (mi sembra poco l’incasso di ICI rispetto alle tante seconde case che CI sono a Cirò MARINA , 5) fare una politica di rigore e taglio delle spese, 6) per non parlare poi dei debiti fuori bilancio e dei residui attivi che sarebbe opportuno conoscere i dati prima di poterne parlare
Il commisario per risanare il bilancio nell’arco della durata del dissesto non farà altro che bloccare in parte tutte le attività amministative, metterà in vendità i beni di proprietà del comune,in effetti venderà beni comunali per creare equilibrio di bilancio.
Io mi chiedo, gli amministratori farebbero un dissesto cosi frettolosamente nei bilanci delle proprie aziende, o in quelli familiari?
HO farebbero del tutto per risanare i debiti e fare bella figura?
Ho e meglio scaricare il tutto sui cittadini e lavarsene le mani?
Non sarebbe meglio informare i cittadini del debito reale e le possibilità di risanamento e fare una scelta con la cittadinanza, visto che ha pagare le consegenze saremo noi tut