In 17 casi sui 24 punti monitorati lungo la costa calabrese, il 70% sul totale, le analisi hanno evidenziato una carica batterica più alta di quella consentita dalla legge. Per quattordici di questi punti il giudizio è di “fortemente inquinato”. La situazione più critica è quella registrata nelle province di Crotone e Vibo Valentia, dove tutti i campionamenti sono risultati con valori di batteri oltre i limiti consentito dalla legge. E’ una fotografia a tinte fosche quella scattata dall’imbarcazione ambientalista di Legambiente che ancora una volta testimonia l’urgenza di affrontare la sfida della depurazione per tutelare l’ambiente e le risorse marine calabresi. Legambiente denuncia da anni inascoltata questa situazione, anche attraverso puntuali dossier con dati e proposte. Per questo oggi lancia un appello alla Regione e ai sindaci, sia dei comuni costieri che dell’entroterra, affinché si mettano finalmente in moto le procedure per adeguare il sistema depurativo alla normativa europea, visto che i fondi a disposizione ci sono ma ancora non sono stati fatti interventi risolutivi. Anche nel caso della Calabria, cosi come nelle altre regioni, l’attenzione è stata incentrata principalmente alle foci, così come sugli scarichi che arrivano in mare, senza però tralasciare tratti di spiaggia “sospetti” segnalati dai cittadini, attraverso il servizio Sos Goletta, o dai circoli locali di Legambiente. Questo, per ribadire il ruolo di cartina di tornasole dei corsi d’acqua che evidenziano problemi che sono anche a monte (depuratori non funzionanti, scarichi illegali) e che in ogni caso “consegnano” il loro apporto inquinante ai nostri mari. Per questo chiediamo a Arpacal di monitorare costantemente le foci dei corsi d’acqua accanto ai quali, inoltre, spesso si trovano strutture ricettive, come campeggi e stabilimenti balneari.
La situazione del servizio di depurazione in Calabria è descritta dai dati pubblicati in occasione dell’ultimo censimento Istat (dati del 2008) sullo stato del servizio a livello nazionale. Secondo l’indagine, la Calabria è la penultima regione italiana con appena il 49,9% di popolazione servita da un servizio di depurazione efficiente (ovvero con trattamento almeno secondario), inferiore alla già modesta media nazionale del 76% e sotto la media delle regioni del mezzogiorno, che si attesta intorno al 66%. La provincia che ha la copertura peggiore del servizio di depurazione è quella di Vibo Valentia con solo il 40,9% di abitanti equivalenti serviti da un sistema di depurazione di tipo secondario o terziario, segue Cosenza con il 44,3% e Reggio Calabria con il 48,2%. Questa la situazione nel dettaglio per le province calabresi. La situazione più critica è quella registrata nelle province di Crotone e Vibo Valentia, dove tutti i campionamenti sono risultati con valori di batteri oltre i limiti consentito dalla legge, anche in prossimità di alcune spiagge. Quattro i punti monitorati nel crotonese: fortemente inquinato il prelievo nei pressi della foce del fiume Esaro. Sempre a Crotone sono risultate “inquinate” anche le acque prelevate nei pressi della spiaggia sul Lungomare di Via Magna Grecia (1 km a nord dell’Irto), luogo con una notevole presenza di bagnanti. Stesso giudizio per gli altri due campionamenti in provincia: nei pressi della foce del fiume Tacina, in località Steccato di Cutro del comune di Cutro e ad Isola di Capo Rizzuto, dov’è risultato “fuorilegge” il prelievo effettuato in prossimità del canale sulla spiaggia a destra del Castello.