“La recente Conferenza Nazionale degli Ordini degli Architetti, ha messo in evidenza il quadro della situazione che gli architetti stanno vivendo in Italia: “una stagione tormentata” – afferma in una nota Antonio F. Amodeo, presidente dell’Ordine degli Architetti PPC di Crotone. Gli architetti italiani sono 150 mila; molti di più di quelli in Germania (100 mila); cinque volte i francesi e gli inglesi (30 mila). La fotografia è stata scattata dal Consiglio Nazionale in collaborazione con il Cresme. In Italia ogni mille abitanti ci sono 2,5 architetti. In crescita negli ultimi 30 anni, il trend è destinato ad invertire la tendenza perché gli ultimi sei anni hanno fatto registrare un crollo del 45% delle iscrizioni. Ma questo non rappresenta il problema, quanto i motivi che lo causano. L’impoverimento dell’architetto medio è di tipo sia materiale sia professionale. Questo ha aumentato la discussione della conferenza animando la stessa. Il nostro portafoglio tra il 2006-12 è calato del 30% . I professionisti e gli studi hanno visto i loro introiti sempre più scemare. Nel 2012 la stima del reddito medio è stata di poco più di 20 mila euro. A livello provinciale, il livello scende notevolmente. Sono anni in cui la dilazione dei tempi di pagamento l’aumento delle insolvenze, oltre che l’aumento della concorrenza, hanno aggravato pesantemente la situazione. Il 2013 in corso non sarà sicuramente migliore. Questo perché il rilancio degli investimenti in infrastrutture si fa attendere. Il 66% degli architetti sostiene che ci saranno ulteriori cali della domanda di opere pubbliche. Un pò meglio va la riqualificazione degli edifici maggiormente se legata alla riqualificazione energetica. Male invece l’urbanistica e la riqualificazione urbana in calo con un aumento nel 2013. Il Piano Città, che avrebbe dovuto riaprire le speranze, ed il dibattito per i tempi , le modalità,e le risorse mettono dubbi sulla sua attuazione. Questa situazione si è ribaltata sulle nuove generazioni di architetti e oserei dire anche sui meno giovani, che vede il loro reddito medio mensile attestarsi intorno alle 1300,00 euro mensili meno di altre professioni , geologi, biologi, psicologi, ingegneri.
Leopoldo Freyrie Presidente Nazionale Architetti ha commentato questa situazione attribuendo le cause a due fattori: la crisi e la frammentazione delle strutture. Stiamo vivendo una situazione di proletariato sostiene Freyrie, il 70% di loro inizia la carriera come partita iva monocommittente o come dipendente con contratto a progetto e dopo 7 anni lavora ancora come collaboratore esterno di uno studio di terzi. Il 40% dei collaboratori o dipendenti di studio guadagnano mille euro al mese. Quindi a valle una situazione sacrificata dei giovani , a monte il problema sta nel calo drammatico del 45% del mercato potenziale degli architetti nelle costruzioni. Ma se da una parte una grossa fetta di architetti valuta seriamente la possibilità di lavorare all’estero, dall’altra si registra una reale difficoltà del movimento dei professionisti dovuto ad una differente normativa nazionale oltre che qualifiche e competenze. Per questo il 95% lavora nei propri paesi Unico dato positivo è quello che dei 150 mila architetti 61 mila sono donne e se il 35% degli architetti a meno di 40 anni questa percentuale tra le donne; aumento al 50% . Difronte a questa situazione cosa si può o deve fare ? Freyrie sostiene che bisogna superare l’incapacità di mettere in relazione i professionisti con l’industria. Non mi aspetto nessun aiuto dall’altro, dalle istituzioni e dalla politica spetta a noi avviare la risalita. Il modo di costruire è cambiato non c’è più il tempo dove si progetta ed un secondo dove si esegue il lavoro è parallelo. Si costruisce in modo integrato. La seconda risposta alla retrocessione si chiama aggregazione tra gli studi. Facendo scendere i costi ed aumentare le opportunità di lavoro. Alla luce di quanto detto benché nulla ci si aspetta dalla politica, mi sembra comunque doveroso fare un appello al senso di responsabilità di tutti i tecnici che hanno ruolo nella pubblica amministrazione di collaborare con gli Ordini affinché le poche opportunità di lavoro non si disperdano e diventino linfa vitale in tempi così di difficili e mi riferisco ai PISU , PISL e quant’altro mettersi in gioco nell’interesse collettivo e del lavoro”.