Torna la lingua blu. Un’altra batosta per il comparto zootecnico ovino calabrese e per la produzione di formaggi identitari del territorio come il pecorino crotonese.
E’ da quattro anni che il comparto zootecnico continua a subire ogni anno dei colpi in modo continuo che non le permettono di rialzarsi e stanno contribuendo a cancellare questa attività legata ad economie imprenditoriali di natura familiare strutturata in aziende di piccole medie dimensioni. Realtà che comunque costellano il territorio e portano ricchezza e allo stesso tempo salvaguardano tradizioni antiche che fanno parte dell’identità italiana.
E’ stato prima il Covid, se pur risparmiando gli animali, ha influire pesantemente sugli assetti economici. Assetti economici che hanno poi subito le conseguenze delle guerre di questi ultimi anni, una su tutte quella tra Russia e Ucraina con il conseguente rincaro dell’energia l’innalzamento del costo delle materie prime. Parliamo del prezzo dei mangimi, che ha destabilizzato soprattutto gli allevatori iscritti al consorzio di tutela del pecorino crotonese che da disciplinare devono utilizzare mangimi non Ogm.
Non bastava tutto questo. Da inizio mese di Agosto 2024, è tornata la BT o meglio conosciuta come “blu tongue” (lingua blu) un virus che sembra essersi riaffacciato più forte e corazzato di prima. Non conosciamo bene la motivazione di questa aggressività (Il virus è trasmesso da un insetto che provoca la febbre catarrale degli ovini) forse scaturita dall’eccesso di caldo e dalla siccità, o da un mutamento del virus.
L’ultima forte epidemia si è avuta nel 2000 (con una percentuale del 20/30% di mortalità), poi solo casi controllati con una media 2 /4% in casi rarissimi del 10% per azienda. Oggi a distanza di quasi 25 anni il virus sta decimando le mandrie ovine con una percentuale che supera il 40%.
Questo vuol dire a conti fatti che se non si trova una soluzione nel giro di pochi mesi il patrimonio zootecnico ovino della provincia di Crotone in particolare – da sempre zona della Calabria storicamente votata alla pastorizia ovina – rischierà davvero di sparire. A ruota subiranno un contraccolpo il settore della carne locale, ma soprattutto quello dei formaggi, in primis quello del pecorino crotonese Dop, che per la produzione da disciplinare è realizzato con solo latte controllatissimo e di elevata qualità di questo territorio. A seguire a rischio ci sono anche tutti quei formaggi che sono prodotti in Calabria, perché il crotonese è la provincia che esporta latte ovino ai produttori anche di grande dimensioni nel resto delle provincie calabresi.
Il sistema economico basato sulle piccole aziende crollerà con gravi conseguenze. Ma la visione apocalittica non è terminata. Il primo problema imminente riguarda i capi deceduti che vanno raccolti e smaltiti in modo idoneo. Il servizio esistente oggi non riuscirebbe a contenere l’epidemia e la prospettiva sarebbe avere capi di bestiame senza vita che rimangono al sole per giorni con tutti i rischi sanitari connessi. Inoltre lo smaltimento ha conseguenze anche economiche visto che seguire la procedura seconda normativa ha un costo per ogni capo e diventerebbe una somma non indifferente se la moria dovesse continuare. Un costo oltre la beffa per ogni allevatore. Non riuscire a trovare una soluzione nel brevissimo tempo potrebbe portare qualche disperato ad interrarli in modo non pianificato, con ancora più gravi conseguenze. Alcuni Comuni come per Isola Capo Rizzuto, Petilia Policastro e Cutro si sono già attivati dopo un incontro tra allevatori e istituzioni. L’idea più veloce ed efficace sembra quella di individuare un sito comune per tutti dove portare i capi deceduti per lingua blu, così da poter meglio controllare il fenomeno e riportare in linea lo smaltimento secondo regole precise.
Ad oggi i focolai accesi interessano il 99% delle aziende ricadenti nel territorio del consorzio di tutela del Pecorino Crotonese Dop che sta monitorando con grande preoccupazione l’evento e si sta attivando per portare il caso all’attenzione di tutte le istituzioni preposte: Comuni, Provincia e Regione. Nei prossimi giorni il presidente del consorzio Francesco Scarpino chiederà un incontro con le istituzioni al fine di richiedere un intervento celere per evitare situazioni pericolose dal lato sanitario per la salute di tutti i cittadini (ricordiamo che la lingua blu non è contaggiosa per l’uomo e non si trasmette nelle carni, né nel latte) che scaturirebbe dalla putrefazione delle carcasse in modo non controllato. l’obiettivo è anche quello di limitare i danni economici, attivando misure PSR in grado di dare sostegno al reddito momentaneo agli allevatori e trovare delle misure idonee in grado di finanziare il riacquisto dei capi deceduti e tamponare la perdita del patrimonio zootecnico, riattivando così il settore legato alla produzione del latte ovino e quello del formaggio in breve tempo.
Intanto sembrerebbe confermata la convocazione nei prossimi giorni di un tavolo di confronto da parte del sindaco di Crotone Vincenzo Voce con i sindaci del territorio e Asl. Il Consorzio fa comunque appello alle confederazione agricole per farsi carico per quanto loro possibile del problema.