“Mai come oggi la base del Partito Democratico e i Giovani Democratici hanno preso una posizione così netta che li ha portati ad occupare non solo le sedi ma anche i giornali, i siti web e i social network – afferma in una nota Oreste Sabatino dei Giovani Democratici. Un partito che all’interno del suo gruppo parlamentare si è diviso su un nome quello di Franco Marini (a cui va la mia stima e il mio personale rispetto) scelto e condiviso con il Pdl e con Berlusconi. I primi malumori erano emersi nella serata di ieri quando alla riunione dei gruppi si è decretata la frattura con la votazione del candidato proposto da Bersani che ha visto 222 sì, 90 no e 21(o 30) astenuti e con il gruppo di Sel che ha abbandonato la riunione ed ha optato per il candidato del M5S, Stefano Rodotà. La prima votazione ha sonoramente bocciato il nome di Franco Marini sostenuto oltre che dal Pd, dal Pdl, Sc, Udc, Ln e Fd’I. Dopo il magro risultato, 521 voti il Pd nella seconda votazione opta per la scheda bianca e accantonato Marini già pensa ad altre ipotesi.
Mentre a Roma si ragionava sui nomi, i giovani e meno giovani da Padova a Napoli passando per Firenze hanno occupato sedi, circoli, sezioni chiamando a raccolta dirigenti, amministratori, tesserati, simpatizzati per confrontarsi, discutere, ascoltare l’opinione di chi vive il partito 365 giorni l’anno. Da questo movimento spontaneo è emerso un partito radicato e presente che non ama gli inciuci o gli accordi di palazzo, ma un partito che ama ascoltare, discutere e proporre, un partito che dice mai più con chi ha rovinato l’Italia, un partito che vuole guardare avanti e non indietro, un partito fatto di giovani, donne e uomini che credono e sperano in questo progetto, un partito che ha come unico fine l’Italia. Ora bisogna convergere su un nome che (ri)unisca il partito e la colazione “Italia Bene Comune”, un nome che piaccia agli italiani e che parli al Paese, un nome che unisca un Paese lacerato dalla crisi sociale ed economica, un Paese stremato che lotta ogni giorni per dare un futuro ai propri figli e ai propri nipoti. Cambiare si può, si deve!”.