Martedì 11 giugno, all’età di 86 anni, ci ha lasciato Cataldo Amoruso. Dopo una lunga malattia, si è spento nella sua casa di Cirò Marina, circondato dagli affetti familiari. Con la sua scomparsa, perdiamo un intellettuale del nostro tempo, un artista che ha contribuito ai grandi cambiamenti culturali nella musica, nella letteratura e nel teatro.
Amoruso, sposato con la famosa pittrice Berenice Russo, è stato un prolifico scrittore e autore di numerosi libri, commedie e canzoni. La sua carriera musicale iniziò giovanissimo: a soli 13 anni studiava il violino con il padre Angelo, un abile musicista e suonatore di mandolino e fisarmonica. A 20 anni si trasferì a Roma per studiare la chitarra con il maestro Chierici.
Nel 1962, insieme a Giampiero Scalamogna, conosciuto come Gepy e Gepy, produttore artistico di Ornella Vanoni, fondò un complesso musicale che debuttò alla Rupe Tarpea, uno dei locali più rinomati dell’epoca. Amoruso accompagnò, con vari complessi musicali, artisti del calibro di Sergio Endrigo, Luigi Tenco, Piero Focaccia e Mario Perrone. Un momento cruciale della sua carriera musicale fu il concerto di chitarra al teatro Brancaccio di Roma nel 1962, presentato da Pippo Baudo. Corrado introdusse una sua canzone, “Lolita”, al festival di Pozzuoli, dove si qualificò al terzo posto.
Nel 1965 fondò il complesso “I Ciros”, che divenne il più famoso complesso musicale della Calabria, grazie al successo del disco “Un giorno triste”, composto da Amoruso stesso. Tra i membri del gruppo si distingueva il cantante cirotano Gino Colicchio, per cui Amoruso scrisse due capolavori: “Sono un uomo che ama” e “Stefania”, che portarono Colicchio ai vertici delle classifiche italiane. Tra il 1966 e il 1967, I Ciros accompagnarono cantanti come Aurelio Fierro, Gimmi Fontana, Riccardo del Turco e Tony Astarita alla manifestazione “La Rampa”. Nel 1968-69, il complesso sbarcò a Roma come ospite del “Maxim’s”, gestito da Angelo Capoano.
Amoruso non limitò la sua creatività alla musica: nel 1999, il suo romanzo “Il Conte di Melissa” fu adattato in un film diretto da Maurizio Anania. Nel corso della sua carriera letteraria, ha ricevuto apprezzamenti da illustri personalità come Pupi Avati, Mario Monicelli, Antonio Piromalli, Leonida Repaci, Luigi Comencini, Gianni Raviele, Mario Foglietti, Donatella Cuomo, Paolo Cinanni, Cesare Mulè, Antonio Cerminara, Anselmo Terminelli, Nelly Brisinda, Antonio Floccari, Agostino Formica, Isabella Lo Schiavo, Dante Maffia, Dario Bellezza, Giuseppe Selvaggi e Nicola Vaccaro.
Cataldo Amoruso ci lascia un’eredità culturale ricca e variegata, frutto di un instancabile impegno artistico che ha attraversato generi e discipline, sempre con un occhio di riguardo verso la gente e la sua terra. Il suo ricordo vivrà nelle sue opere e nel cuore di chi lo ha conosciuto e amato.