Nelle scorse settimane, in esito ad un’articolata attività d’indagine espletata dalla Polizia di Stato – Ufficio D.I.G.O.S. della Questura di Crotone, sono stati notificati a cinque cittadini iracheni e tre italiani, dimoranti tra questo centro, Isola di Capo Rizzuto e Milano, i provvedimenti di avviso conclusione delle indagini, emessi dalla locale Procura della Repubblica, in ordine ai reati, di concorso in favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e, a diverso titolo, corruzione in atti d’ufficio, occultamento di atti pubblici, contraffazione del sigillo di Stato e uso del sigillo contraffatto, nonché contraffazione ed uso di altri pubblici sigilli. Le indagini, inizialmente coordinate dalla Procura Distrettuale (D.D.A.) di Catanzaro, sono successivamente approdate, per competenza procedurale, alla Procura della Repubblica di Crotone. Da quanto emerso, gli otto indagati, in concorso tra loro, eludendo la vigente normativa, avrebbero posto in essere condotte dirette a procurare l’introduzione nello Stato di persone non aventi titolo per soggiornarvi, le quali, fornite di visto temporaneo falsamente legittimante, avrebbero ottenuto il titolo di soggiorno in frode alla legge. Nello specifico, il modus operandi attuato dagli indagati consisteva nel reperire datori di lavoro compiacenti che, incaricati di presentare presso gli Uffici competenti richieste di assunzione fittizie, anche per lavori stagionali, dopo i relativi nulla osta consolari, ottenevano l’ingresso legale in Italia di cittadini stranieri, che, in tal modo, conseguivano il diritto al rilascio di un permesso di soggiorno per lavoro, benché, al momento del loro effettivo arrivo e della relativa sottoscrizione del contratto, il datore di lavoro recedeva puntualmente dal contratto, ed agli stranieri, come previsto dalla disciplina di riferimento, veniva rilasciato un permesso provvisorio semestrale per ricerca occupazione.
Le indagini hanno permesso di acclarare il ruolo dell’iracheno G.H.M., che, in accordo con P.N. nella veste di datore di lavoro e gestore di un ristorante di Isola di Capo Rizzuto, formava fittizie dichiarazioni di assunzione, ovvero pre-contratti di lavoro, anche per lavori stagionali.Le istanze, presentate ad A.A. e F.A., impiegati nel settore Immigrazione della locale Prefettura, venivano pilotate nella fase di gestione amministrativa ed inviate telematicamente alle competenti Autorità Consolari per garantire la pronta emissione dei relativi nulla osta. Nello specifico, i due istruivano le pratiche che G.H.M. proponeva ed assicuravano che la documentazione fosse trasmessa in Iraq o in Siria, Paesi dai quali veniva richiesto l’ingresso mirato di stranieri in Italia per contratti di lavoro già concordati. G.H.M., chiamato deferentemente ‘ustasi’ (maestro), assumeva un ruolo operativo e di coordinamento a livello nazionale degli altri concorrenti, contattando il connazionale A.S., residente a Milano, che si occupava personalmente, per conto dell’organizzazione, di accogliere al loro arrivo dall’estero i soggetti che, di volta in volta, facevano ingresso in Italia, affiancandoli per ogni esigenza, fino al trasferimento alle destinazioni individuate. Gli iracheni H.H.A.N., A.S.I.H.A. e C.J.A.K.H., distribuiti nelle rispettive competenze territoriali, si occupavano del loro inserimento presso compiacenti datori di lavoro che precedentemente e fittiziamente ne avevano richiesto l’ingresso per motivi lavorativi, secondo le modalità già descritte. Mete finali degli extracomunitari, una volta fatto ingresso nella UE, per lo più, i Paesi del nord-Europa: Norvegia, Svezia e Danimarca.