Ricorre il 2 Agosto la liberazione di Cirò dal feudalesimo; Dopo secoli di oppressione Cirò tornava libera: era il 2 Agosto del 1806, una data che dovrebbe essere conosciuta da tutti i cirotani, quando finalmente il paese divenne libero da quel fardello del feudalesimo che schiacciò la popolazione per molto tempo. Cirò veniva liberata dal dominio feudale, e le tetre stanze dei prigionieri che si trovavano nel Castello, venivano aperte. Si racconta che prigionieri ridotti in fin di vita dalla fame, per anni imprigionati, una volta liberi, hanno avuto la forza solo di uscire dal castello, e salendo la scalinata della vicina chiesa de Plateis, caddero ormai esausti senza vita sulle scale dell’ingresso principale. Ogni anno dovrebbe sventolare il gonfalone e la bandiera dal balcone del municipio per ricordare la libertà conquistata dal popolo cirotano e per ricordare i tanti morti caduti sotto il feudalesimo, che a Cirò fu molto devastante, specie con la tirannia dei Carafa, che l’aveva sfruttata e maltrattata. Durante il ventennio di Galeotto Carafa, questo costringeva i cittadini, mille uomini al giorno, a lavorare per la costruzione del muro di cinta a solo pane duro e acqua . Altri despoti che maltrattarono Cirò fu la famiglia Abenante, ed i Tarsia. Solo con l’avvento della famiglia Spinelli Cirò ebbe una boccata d’ossigeno, ma la gioia più grande fu il 2 Agosto del 1806, quando cessò ogni dominio feudale.
Ricordare la libertà conquistata dal popolo, è un dovere verso le nuove generazioni che troppo spesso dimenticano e a volte ignorano la propria storia, calpestando quella libertà per cui altri hanno dato la vita, come quelle coraggiose ragazze cirotane:” Annuccia, Brigida, Giovanna, Francesca, Dianora e Catarinella”- trucidate dove aver tanto resistito all’invasione Turca, nel 1707 e scappate dalle grinfie dei Turchi si recavano nelle vicinanze della chiesa di Santa Domenica, vicino Ruvero-Favaro, per cercare riparo, in località Santa Domenica, quì vennero raggiunte e trucidate, poiché non vollero piegarsi alla volontà nemica. Si racconta che erano le donne più belle e coraggiose di tutta l’antica Ypskron.
Erroneamente lo storico Pugliese aveva localizzato questa chiesa in zona Campanise, cosa alquanto inverosimile, primo perché quì non esistevano mulattiere visto che i conventi e le strutture religiose erano presenti solo lungo le varie mulattiere presenti come quella per Umbriatico importante sede vescovile, passante appunto per la zona di Santa Domenica, area che ancora oggi esiste sul foglio di mappa di Cirò, dove è ancora presente un rudere che potrebbe essere associato all’antica chiesa di Santa Domenica, oggi trasformata in abitazione privata di campagna, dove tutto intorno sono presenti evidenti tracce dell’antica chiesa-convento, ci sono mura perimetrali, raccolta per le acque piovane, mattoni sottili classici del medioevo, un’area insomma dove si respira presenza di santità, di purezza, di coraggio,un posto magico e suggestivo. Il sindaco di Cirò Mario Caruso per ricordare la forza, il coraggio ed il loro alto valore di appartenenza al popolo cirotano per come hanno combattuto con le sole armi bianche prima di essere trucidate, dovrebbe intitolare tale zona in nome delle “Martire di Santa Domenica” . Purtroppo molte volte la storia fluisce senza essere ascoltata, facendo così “seccare” le antiche radici di un popolo.