“Ho espresso il mio voto contrario al decreto sulla spending review dopo aver registrato un’assoluta mancanza di sensibilità e di confronto del Governo sugli emendamenti proposti per le province di Crotone e di Vibo Valentia”. A dichiararlo la senatrice calabrese del Pdl, Dorina Bianchi, motivando il suo no al voto di fiducia sul provvedimento governativo. “Impensabile esprimere il sostegno ad un provvedimento che considero, in tutta coscienza, iniquo e scellerato – rincara la senatrice Bianchi – malgrado il Governo abbia deciso di porre la fiducia. Una presa di posizione chiara ed inequivocabile espressa anche dal collega Bevilacqua”. “Siamo costretti a registrare la colpevole assenza del Governo su tutta una serie di questioni che implicano gravi criticità, dall’assenza di risorse per gli esodati, indispensabili per tutelare quei cittadini precipitati nel limbo di chi non ha più lavoro ma non ha ancora diritto alla pensione, fino ai tagli che rischiano di travolgere la Sanità, andando ad intaccare la qualità dei servizi e delle prestazioni sanitarie, colpendo le farmacie e l’industria farmaceutica; settore, quest’ultimo, che conta 65 mila occupati” – continua la senatrice Bianchi.
“In tutta questa vicenda, il Governo Monti assomiglia in maniera sorprendente al cardinale Richelieu. L’alto porporato, ai vertici delle istituzioni monarchiche francesi, – spiega la parlamentare del Pdl – fu sempre malaticcio e con numerose crisi di pazzia. Il suo stato di salute formò anche il suo carattere, rendendolo estremamente incisivo e raffinato nell’esprimere la sua volontà riuscendo a spuntarla poiché riusciva ad instaurare un rapporto così stretto con quelli con cui lavorava da renderlo succubi. E per la ragion di Stato fu disposto a tutto. Non assistette ai funerali della madre e compì i più efferati delitti fingendo che fosse opera del re. Alla stregua, il Governo Monti, nella vicenda della spending review, pur di raggiungere meri indicatori contabili e condizionando la maggioranza attraverso la fiducia al provvedimento, sta sacrificando i nostri territori declinando concretamente ogni possibile apertura finalizzata ad attenuare gli effetti negativi del decreto, in particolare, sul alcune realtà regionali, quali la Calabria”.
“I territori a rischio soppressione verrebbero privati di essenziali e decisivi presidi di democrazia, di sicurezza e di lavoro quali Prefetture, Questure, Comandi provinciali di Carabinieri, Guardia di Finanza, Cfs, Vigili del Fuoco, Asp, Direzione provinciale del Lavoro, Uff. Scolastico Provinciale, Ragioneria provinciale dello Stato, Agenzie delle Entrate, Agenzia provinciale Poste Italiane, Motorizzazione Civile, PRA, Camera di Commercio, Uffici provinciali Inps ed Inail, Aci, Croce Rossa Italiana, Ordini e Collegi professionali, sezioni provinciali associative ed altro: tagliare le Province significa infatti tagliare servizi essenziali alla stessa tenuta sociale delle nostre Comunità” – sottolinea la Bianchi.
“Se fosse stato opportunamente valutato e accettato l’emendamento da me presentato, condiviso con il senatore Bevilacqua, di mantenere gli Enti provinciali nei territori con rilevanti criticità, quali le Regioni dell’Obiettivo Convergenza e ad alta densità mafiosa, – precisa ancora l’esponente politico del Pdl – da un lato, si sarebbero corrette le ormai evidenti distorsioni territoriali del provvedimento e, dall’altro, fronteggiata, con una presa di posizione chiara e coraggiosa, la strategia della criminalità organizzata nei nostri territori”. “Certificata la totale e preoccupante insensibilità del Governo Monti sulle gravi ripercussioni economiche e sociali della spending review per le nostre comunità è fondamentale agire, nell’immediato in una duplice direzione, allargare il dissenso parlamentare sul provvedimento e formalizzare il Consiglio delle autonomia locali, istituito con Legge Regionale 5 gennaio 2007 n.1, con il compito di predisporre una proposta che, ispirandosi al principio della responsabilità dei calabresi e dei soggetti istituzionali ai vari livelli, – conclude la senatrice Bianchi – sappia salvaguardare le province di Crotone e Vibo Valentia, come indispensabili livelli intermedi e preservare i presidi di legalità, segno tangibile della presenza dello Stato”.