“Storia del brigantaggio nell’Italia post-unitaria”. Questo il tema affrontato e spiegato durante l’incontro promosso dalla sezione dell’Associazione “Radici”, sezione di Cirò Marina, presso il museo archeologico della città, nella giornata di domenica. Introdotto dalla presidente della sezione di Cirò Marina, Mariasole Cavarretta, affiancata dalla presidente internazionale e fondatrice dell’associazione storico-culturale Radici, Francesca Gallello, che hanno così voluto offrire ad un pubblico attento un focus storico e sociale del fenomeno del brigantaggio e della conseguente “questione meridionale” che ne è scaturita e che ancora oggi viene studiata e affrontata nel dibattito politico e sociale nazionale. Prima di entrare nel merito del tema, i saluti istituzionali dell’assessore alla cultura, Virginia Marasco che ha ringraziato l’associazione Frammenti per la gestione operosa dello stesso museo ospitante l’incontro, del Sindaco Mario Sculco di Cirò e del vice sindaco di Carfizzi, Gugliemo Gatto. Francesco Cefalì, ha così affrontato il tema dal punto di vista storico, spiegando e illustrando gli accadimenti, gli attori, i personaggi e le vicende che hanno determinato la cosiddetta “unità D’Italia” nel 1961 e poi la conseguente nascita del fenomeno del brigantaggio. Come è emerso, molte e complesse furono le cause del brigantaggio dopo l’Unità d’Italia. Alla base di esso vi fu soprattutto la triste realtà economico-sociale dell’Italia meridionale e precisamente l’estrema secolare miseria della classe contadina, dovuto allo “scippo” delle ricchezze del regno delle due Sicilie da parte dei Savoia, con la “complicità”, come sembrano dimostrare diverse ricerche storiche, di forze straniere inglesi. Ciò che spinse alla rivolta i contadini fu la privatizzazione delle terre demaniali a vantaggio dei vecchi e nuovi proprietari terrieri, che così ampliarono legalmente i loro possedimenti in cambio di un maggior controllo del territorio e della fedeltà al nuovo governo. Quindi il brigantaggio come conseguenza principale alla nascita del nuovo governo unitario, avvenuto dopo lo sbarco dei mille a Marsala, la guerra cruenta per tutto lo stivale e la consegna del regno Borbonico da parte di Garibaldi ai Savoia. Una rivolta che ebbe inizio in Basilicata nell’aprile del 1861 e si estese poi a quasi tutte le altre provincie meridionali e che poi fu debellata con l‘entrata in vigore della legge “Pica”, dal nome del suo estensore, con la quale lo Stato italiano rispose con una vera e propria guerra a questa rivolta sociale che, nelle sue manifestazioni più ampie, durò oltre quattro anni. La Guardia Nazionale italiana fu massicciamente impegnata nella repressione, ma si rese responsabile di diversi soprusi e violenze sulla popolazione. Avvenne così che tra prigioni a vita, fucilazioni e uccisioni varie, il fenomeno del brigantaggio venne debellato nel 1865. Le conseguenze furono un ulteriore aumento del divario fra nord e sud e un’esaltazione dei briganti la cui figura venne paragonata, nell’immaginario popolare, a quella di “eroi buoni”. La delusione delle masse contadine seguita all’iniziale entusiasmo per Garibaldi e per le sue promesse di miglioramenti sociali ed economici era stata abilmente strumentalizzata da Francesco II di Borbone che, dopo la sconfitta, aveva pensato di servirsi dei briganti per riconquistare il suo regno. E’ emerso ancor chiaro, dopo l’intervento del prof. Amedeo Colacino, che sin dalla sua genesi, causa di fondo del brigantaggio era, ed in forma diversa tuttora la miseria. Ma, Amedeo Colacino, ha anche aperto una finestra sull’aspetto sociologico del fenomeno parlando del tristemente famoso, museo Lombroso che si trova a Torino e dove è esposta la testa del brigante Giuseppe Villella di Motta Santa Lucia, a rappresentare la teoria razzista, oggi ritenuta errata, “dell’uomo antropologicamente delinquente”, affermata appunto dal medico Cesare Lombroso che formulò la teoria dell’atavismo criminale e, per la chiusura del quale, da anni, oltre 120 comuni firmatari, si battono per la chiusura. In conclusione, per quanto hanno affermato i due relatori, il brigantaggio e la questione meridionale fu determinato da un’insieme di problemi posti dall’esistenza nel Mezzogiorno d’Italia dal 1861 sino a oggi di un più basso livello di sviluppo economico, di un diverso e più arretrato sistema di relazioni sociali. Problemi che ancora oggi non sono risolti e che avrebbero bisogno di una maggiore e più vera ricerca storica, che dimostrerebbe inequivocabilmente come, il nord ha defraudato il sud delle sue ricchezze per cui potremmo parlare di “risorgimento del nord sulle spalle del sud.”