Dopo lo stop forzato dovuto alla pandemia, è ritornata la tradizionale festa di S.Giuseppe, con l’accensione dei fuochi, il “Commitu”, le crespelle, ma soprattutto la voglia e il desiderio di tantissimi di rivivere un momento di partecipata condivisione. Una serata, quella dell’altro ieri, nella quale, nel rione S.Antonio, a cura del comitato della stessa parrocchia guidata dal parroco, Don Peppe Pane, e in quella del rione “S.Giuseppe” con il suo comitato parrocchiale, che ha richiamato tantissima gente, famiglie, giovani, bambini, per rivivere una tradizione che traendo origine da antichi riti popolari, attraverso l’accensione dei fuochi, hanno voluto così simboleggiare l’azione purificatrice del fuoco e l’allontanamento da tutto ciò che è negativo. Se si pensa, poi, che dopo la chiusura della pandemia, l’esigenza di fare gruppo, di stare insieme, si è fatta sentire ancor di più, si comprende la voglia di tanti ad organizzarsi per, “è il caso di dirlo”, riaccendere il fuoco della convivialità e dell’allegria. Infatti, nella sua evoluzione contemporanea, l’organizzazione della festa ha assunto, comunque, contorni più marcatamente “ricreativi”. I preparativi iniziano molti giorni prima, quando gli organizzatori dei vari quartieri e parrocchie si mettono in movimento per raccogliere la legna che servirà a costruire il falò. Poi la costruzione dell’impalcatura del falò: la pira viene realizzata comunitariamente, accatastando ciocchi di legno, sterpaglia, rami d’ulivo appena potato, e tutto ciò che può servire a ravvivare il fuoco a intervalli regolari, tenendo accesa la fiamma fino a notte fonda. Attorno al falò si è ballato al ritmo di note musicali popolari, cantate nel rione S.Sntonio da Giusy Ianni e presso il rione di S,Giuseppe dalla Family Band di Rosario Lollo, mentre tutto intorno ai falò si degustavano i piatti tipici: pasta e fagioli, crespelle, focacce, torte rustiche, olive, patate cotte sotto la cenere, salumi, il tutto accompagnato dal buon vino Cirò. Elemento curioso e affascinante è stato osservare l’altezza raggiunta dai fuochi e la loro “capacità” di arrampicarsi verso il cielo. Una tradizione che quindi si è riproposta, anche grazie alla fattiva collaborazione offerta dall’Amministrazione Comunale con lo stesso Sindaco, Sergio Ferrari al tavolo dei commensali, per una ricorrenza che ha coinvolto una moltitudine di popolazione e che avrà lasciato in ognuno, crediamo, il significato più nobile della legato alle emozioni che, a diverso titolo si è portato dentro. E’ rimasta al termine la cenere a ricordare che lì c’è stata una comunità, più o meno improvvisata, che si è stretta anche intorno ad alcune solitudini, offrendo il dono più bello che possa esistere: l’accoglienza e la condivisione. A me, mi scuso se esprimo un mio personale pensiero, è rimasto il profumo dello stare insieme, divertendosi in modo genuino, attorno ad una luce. E il gusto di aver assaporato la bellezza di avere visto costruito qualcosa che resta nell’anima, perché è passato attraverso il benessere di tutti.
FESTA CHIESA DI SANT’ANTONIO
FESTA CHESA DI SAN GIUSEPPE