Disposta l’ablazione di beni per un valore complessivo di 16 milioni di euro nei confronti di persone fisiche e giuridiche ritenute – secondo l’impostazione accusatoria – protagoniste di una truffa aggravata perpetrata ai danni dello Stato, consistita nell’aver generato e commercializzato fittizi crediti d’imposta relativi alle spese sostenute per falsi interventi edilizi ricadenti nel regime applicativo del c.d. “bonus facciate” introdotto dal “Decreto Rilancio” (D. L. 34/2020).
Infatti, tale agevolazione fiscale costituisce un incentivo, diretto a persone fisiche e giuridiche anche esercenti attività di impresa, che si sostanzia nel riconoscimento di una detrazione d’imposta pari al 90% delle spese documentate, sostenute negli anni 2020 e 2021 e del 60% delle spese documentate nel 2022, per interventi finalizzati al recupero/restauro della facciata esterna degli edifici esistenti, di qualsiasi categoria catastale, senza limiti di spesa e di detrazione. La misura in argomento, in prima battuta, riconosce la possibilità di fruire direttamente della detrazione del 90% delle spese sostenute, di cui beneficiare nei dieci anni successivi all’intervento. La norma ha previsto, per i contribuenti che hanno diritto ad usufruire del bonus, la possibilità di optare per due alternative alla fruizione diretta della detrazione: un contributo di pari ammontare alla detrazione spettante, sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto al fornitore che ha effettuato gli interventi (c.d. “sconto in fattura”), ovvero, la cessione a terzi del credito corrispondente alla detrazione maturata.
Le indagini delle Fiamme Gialle del Gruppo di Crotone sono partite dagli approfondimenti sulla posizione di una società di capitali con sede dichiarata in Milano ed operante nel settore della costruzione di edifici residenziali che, da preliminari riscontri, è risultata aver ricevuto e ceduto crediti d’imposta per rilevanti importi, maturati in seguito all’esecuzione di lavori di rifacimento facciate di alcuni immobili, falsamente documentati ed in realtà mai avvenuti.
Lo sviluppo delle attività investigative, consistite in mirati sopralluoghi, interrogazioni effettuate alle banche dati in uso al Corpo, nella valorizzazione delle segnalazioni per operazioni sospette, nonché nella dettagliata analisi della documentazione bancaria, ha consentito di delineare un univoco quadro indiziario circa l’operatività artificiosa dell’azienda in parola, la falsità dei crediti d’imposta generati e ceduti, la mancata esecuzione, in tutto o in parte, dei lavori dichiarati.
Più nel dettaglio, lo schema fraudolento è stato sviluppato proprio avvalendosi della possibilità di fruire dell’agevolazione fiscale mediante il meccanismo dello sconto in fattura e della successiva cessione del credito ad istituti bancari o ad altri intermediari finanziari.
In particolare, la società di capitali utilizzata per la perpetrazione della condotta delittuosa ha, dapprima, attestato falsamente di aver eseguito molteplici lavori di ristrutturazione edilizia esterna, acquisiti mediante l’opzione dello “sconto in fattura”. In seconda battuta, figurando questa come fornitore di lavori che ha praticato gli sconti in fattura, mediante le credenziali di accesso all’apposito portale telematico creato dall’Agenzia delle Entrate ha provveduto ad accettare le comunicazioni inerenti l’opzione dei predetti sconti, facendo così transitare nel proprio cassetto fiscale i crediti di imposta maturati. Le comunicazioni inserite nella piattaforma informatica sono state conseguentemente qualificate come documenti attestanti operazioni oggettivamente inesistenti. A questo punto, al precipuo fine di rendere più difficoltosa la ricostruzione finanziaria e far disperdere il profitto del reato, i crediti di imposta sono stati ceduti a soggetti terzi (persone fisiche e giuridiche), i quali, a loro volta, li hanno incassati in denaro liquido presso gli intermediari finanziari interessati.
Per tali ragioni, il P.M. titolare delle indagini, con proprio provvedimento emesso d’urgenza, ha disposto il sequestro di quote societarie, compendi aziendali, disponibilità finanziarie, nonché il blocco sul portale dell’Agenzia delle Entrate dei crediti compensabili nei rispettivi cassetti fiscali, riconducibili a 7 imprese (sedenti due a Milano, due in provincia di Crotone, una in provincia di Modena, una in provincia di Vibo Valentia ed una a Catanzaro) e 8 soggetti (due originari di Crotone, uno della provincia di Milano, due della provincia di Siracusa, uno di Catanzaro, uno di Napoli ed uno di Modena) risultati cedenti e cessionarie dei fittizi crediti di imposta, per un importo complessivo pari a circa 16 milioni di euro.
Lo straordinario risultato operativo testimonia il costante impegno della Guardia di Finanza, in ragione delle sue peculiari prerogative di Forza di Polizia economico – finanziaria, nel garantire la corretta allocazione delle risorse pubbliche stanziate per le imprese in difficoltà e nel perseguire comportamenti illeciti particolarmente dannosi per l’economia nazionale, a tutela del bilancio dello Stato e dell’Unione Europea.