La Società Botanica Italiana ha pubblicato il 12° contributo di Notulae alla Flora alloctona d’Italia (Notulae to the italian native vascular flora n.12), tra cui è annoverata una pianta rinvenuta per la prima volta in Calabria in particolare a Cirò. Si tratta dell’Acanthus spinosus L. (Acanthaceae), rinvenuta in località Favara a Cirò, si legge sulla notulae- a 550 m a sud della centrale Eolica (WGS84: 39.37787N, 17.04018E), boscaglia mediterranea, argilloso, 280 m slm, lo scorso 13 Ottobre 2019, G. De Fine (CLU). – Species new for the flora of Calabria(Specie nuova per la Calabria). Coautori dell’interessante rinvenimento il Dr. Nicodemo G. Passalacqua del museo di Storia Naturale della Calabria ed Ortobotanico dell’Università della Calabria Arcavacata di Rende, ed il professore dell’IPSIA di Crotone Giuseppe De Fine di Cirò. L’interessante ritrovamento potrebbe rappresentare un importante bioindicatore dei cambiamenti climatici del territorio, visto è originaria del Bacino orientale del Mediterraneo, dalla Balcania alla Turchia ed Egitto. È presente in Grecia, ed in Italia lo si trova in Puglia, Basilicata e, Molise Regione in cui è protetta a livello regionale, ma mai individuata in Calabria, ecco perché rappresenta un interessante ritrovamento. L’Acanthus era stato introdotto in Europa meridionale nel 1629, è una pianta erbacea perenne che può crescere fino a 120 cm di altezza, per crescere al massimo del suo sviluppo la pianta necessita di almeno due anni. Presenta foglie rigide e nervature bianche nella pagina inferiore. Le foglie decidue sono profondamente incise. Esse sono doppiamente divise, quasi fino alla nervatura centrale, ed hanno margini dentellati che terminano con spine appuntite. Le foglie sono larghe circa 30 cm, i fiori sono disposti in una lunga spiga cilindrica, e fiorisce in estate. Il frutto è una capsula che porta grandi e pochi semi.
Il nome di Achantus deriva dal greco (àcanthos) che significa spina,e fu una Ninfa che venne trasformata da Apollo nel fiore omonimo, era considerato simbolo di verginità in quanto pianta spontanea che cresce in terra non coltivata. Nel cristianesimo primitivo e poi in quello medievale l’acanto era simbolo della Resurrezione. Le foglie di acanto spinoso, per il loro aspetto ornamentale, furono il motivo decorativo del capitello corinzio. Al fiore di Acanto anche Giovanni Pascoli ha dedicato una poesia dal titolo omonimo, nella collezione Myricae. Fu pianta utilizzata in passato per le sue mucillagini, contro distorsioni, ustioni, l’iperattività delle ghiandole sebacee del cuoio capelluto, e ancora contro le infiammazioni intestinali, gli eritemi, le punture dei ragni e la tubercolosi. Sempre Dioscoride consigliava impacchi di radice per trattare le scottature e avvolgere le articolazioni lussate. Dunque anche la Calabria d’ora in poi potrà annoverare tra le sue piante anche la presenza del bellissimo Acanthus spinosus tanto decantato dai Corinzi e da Pascoli.