Mentre si discute del Recovery Plan e di quella che sarà la ripartizione equa tra le varie regioni d’Italia seguendo quelle che sono le indicazioni della Comunità Europea che ci ricorda che con la sperequazione e i divari di cui soffre il nostro Paese non potrà esserci alcun sviluppo, si consuma l’ennesima beffa nei confronti del sud. A far le spese questa volta il settore dell’agricoltura, sotto accusa i criteri di ripartizione dei fondi europei per le politiche di sviluppo rurale (Fondo FEASR) per gli anni 2021 e 2022, formulata dal Capo di Gabinetto del Ministro delle Politiche Agricole e Forestali. Una posizione che stravolgerebbe i parametri attualmente in vigore, a favore della proposta che vede l’utilizzo dei parametri per la ripartizione dei fondi FEASR definiti secondo la logica del de minimis, cioè l’aiuto utilizzato in agricoltura per soddisfare esigenze emergenziali dovute spesso a calamità naturali o a epizoozie e quindi volte al risarcimento del danno. Va da sé che tale proposta è in netto contrasto con le modalità con cui le risorse del FEASR vengono destinate, e cioè atte a colmare il divario tra le aree più ricche ed evolute e quelle più povere e marginali, come del resto sostiene lo stesso Commissario europeo all’agricoltura Janusz Wojciechowski.
Come Italia del Meridione, ci uniamo quindi alla protesta avanzata dagli assessori all’agricoltura di Calabria, Basilicata, Campania, Puglia, Sicilia e Umbria, che da sole rappresentano il 60% delle aree italiane interessate dal Psr, ritenendo la decisione al quanto discutibile per modalità e forma e che va ad aggravare una situazione già drammatica dovuta alla crisi pandemica ancora in atto. Nessuno criterio definito “oggettivo” dall’attuale Ministero può sostituire, soprattutto in corso d’opera, la logica del criterio storico seguita dalla UE per ripartire il Fondo nel periodo 2021-2027 e per quanto riguarda i fondi Pac – I e II pilastro – destinati ai territori. Non è tollerabile quindi una tale presa di posizione, che ha dimenticato tra l’altro l’accordo preso in Conferenza Stato-Regioni e che richiederebbe un ulteriore tavolo di discussione per una differente copertura finanziaria da parte dello Stato che si determinerebbe a causa dello spostamento di risorse tra Psr delle Regioni ex convergenza verso Psr delle Regioni ex competitività.
Non può passare inosservata la giusta reazione delle sei regioni del Mezzogiorno e in particolar modo per una terra come la Calabria, dove l’agricoltura rappresenta la quota più alta del proprio PIL e che ha visto negli anni un trend di crescita notevole grazie proprio all’utilizzo dei fondi Feasr e del PSR, una battaglia che condividiamo anche in virtù di quelle azioni già messe in campo e portate avanti anche da IdM per una giusta convergenza e quindi perequazione dei fondi contro quel, a quanto pare perpetrato, scippo al sud.