In vista della prossima giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia e nell’ambito dell’attività del Pcto (ex Alternanza Scuola – Lavoro) “Costruiamo la nostra stella della memoria e dell’impegno”, si è svolta al Liceo “G.V. Gravina” di Crotone una videoconferenza con Vincenzo Chindamo, fratello di Maria, imprenditrice calabrese rapita e poi barbaramente uccisa dalla ‘ndrangheta nel 2016. Della sorella Vincenzo traccia il ritratto di una donna determinata, coraggiosa, intraprendente, libera, capace di conciliare gli studi (si laurea in economia) con gli impegni familiari (ha tre figli) e con il lavoro.
Il rapimento della donna avviene il 6 maggio del 2016 ad un anno esatto dalla morte del marito, Nando Punturiero, morto suicida dopo un lungo periodo di depressione in seguito alla separazione dalla moglie. All’epoca della scomparsa di Maria, l’ipotesi più accreditata legava la scomparsa della giovane donna ad una vendetta della famiglia di Nando che da sempre riteneva Maria responsabile della morte del marito. Ora, però, le rivelazioni di un pentito rendono sempre più credibile l’ipotesi di un delitto mafioso. Maria sarebbe stata percossa, uccisa, macellata da un trattore e poi data in pasto ai maiali per essersi rifiutata di cedere i terreni confinanti della sua proprietà ad un uomo ritenuto legato ai clan dei Mancuso.
Le parole di Vincenzo sono parole forti, intense, parole di dolore e rabbia, ma pronunciate anche con molta razionalità, parole che hanno suscitato nei giovani studenti del “Gravina” tante domande a cui Vincenzo risponde creando un dialogo molto bello. Invita i giovani a rimboccarsi le maniche e a non avere paura, fortemente convinto che la cultura è l’arma più potente contro la mafia. E lancia un monito: «Volete essere cittadini o burattini? Essere cittadini significa essere liberi, liberi di dire sempre la verità. E la vera giustizia parte proprio dalla libertà». Vincenzo racconta anche dei tantissimi attestati di solidarietà ricevuti e della sua esperienza di insegnante presso una sezione carceraria, una grande prova di fronte alla quale si è sentito all’inizio anche un po’ in imbarazzo.
Maria Chindamo resta una delle tante vittime di lupara bianca e se il suo corpo è stato davvero dato in pasto ai maiali, i suoi familiari non avranno mai delle spoglie sulle quali piangere. «La morte di Maria – aggiunge Vincenzo – è una ferita aperta, che continua a perdere sangue. Solo la verità e la giustizia su quanto accaduto potranno forse un giorno sanarla».
La dirigente scolastica, Donatella Calvo, nel ringraziare Vincenzo Chindamo per la sua preziosa testimonianza, ha voluto anche rivolgere un messaggio ai giovani: «La storia di Maria è una storia atroce che commuove e ci invita a riflettere, ma dalle emozioni è necessario poi passare ai fatti».
All’incontro con Vincenzo Chindamo, organizzato dalla professoressa Raffaella Acri, referente del Pcto, ha preso parte l’associazione Libera di Crotone, rappresentata da Antonio Tata, referente provinciale, e Umberto Ferrari, coordinatore regionale, con la quale il liceo “Gravina” vanta, ormai da anni, una bellissima collaborazione.
Gli alunni delle classi partecipanti all’iniziativa (III A, IV A, IV C dell’indirizzo di Scienze umane, IV A dell’indirizzo Economico- Sociale e V C dell’indirizzo linguistico), coordinati dai loro insegnanti (Acri Raffaella, Martino Antonella, Tripodi Caterina, Iaquinta Rosa e Milone Damiano), hanno realizzato anche un video dedicato alla Chindamo e ora si preparano alla lettura dei nomi delle vittime innocenti di mafia, organizzata da Libera per domenica 21 marzo, primo giorno di primavera, che a scuola si svolgerà venerdì 19 e per il secondo anno consecutivo in modalità telematica.