E’ un importante provvedimento legislativo di cui s’è parlato poco. Eppure riguarda un argomento di grande attualità con il quale diversi amministratori pubblici dovranno fare i conti. Parliamo della legge 213/2012, la meglio nota “salva-comuni”, un provvedimento normativo che punta, almeno questa è l’intenzione, al “riequilibrio pluriennale di bilancio degli Enti locali”. L’argomento è stato oggetto, nelle scorse settimane, di un convegno, organizzato dal Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’UniCal, al quale hanno partecipato il sottosegretario al ministero dell’Interno, Saverio Ruperto ed il viceprefetto, capo della segreteria, Francesco Zito. “Si tratta di una legge importantissima per gli Enti locali – ha spiegato il prof. Enrico Caterini, direttore del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Unical – e sulla quale non abbiamo registrato, da parte degli amministratori, l’interesse che avrebbe meritato. Probabilmente la portata del provvedimento, capace d’innovare un “sistema” di gestione che ha mostrato tanti limiti, non è stata percepita appieno. Mi auguro – ha detto ancora Caterini – che cresca la sensibilità degli amministratori e che si faccia uno sforzo d’approfondimento su queste materie. In tal senso l’università intende fare molto intensificando le occasioni di approfondimento e dibattito”. Una legge, la “salva-Comuni”, con tante luci, ma anche alcune ombre come spiega Ettore Jorio, professore presso l’Università della Calabria di diritto amministrativo sanitario e di diritto civile della salute e dell’assistenza e membro esperto della Commissione per l’attuazione del federalismo fiscale (Copaff). “Il DL 174/2012 convertito nella legge 213/2012 – spiega il prof. Jorio – con l’introduzione del predissesto costituisce il tentativo del legislatore di rimettere in piedi soprattutto quei Comuni che hanno i bilanci che fanno acqua da tutte le parti, ma anche di graziare quei tanti sindaci che sono stati i responsabili dei disastri dei conti che affliggono la quasi totalità dei Comuni italiani”.
In che senso li grazia?
“E’ quanto ho avuto modo di precisare nel corso dell’audizione che ho tenuto avanti le commissioni parlamentari della Camera (Affari Costituzionali e Bilancio), ove ho sottolineato la strumentalità di una tale disciplina. Essa, infatti, tende a lasciare al loro posto i presunti autori della maladministration e a sottrarli dalle sanzioni previste dal D. Lgs. (149/11) attuativo del federalismo fiscale che impone l’incandidabilità per 10 anni a qualsiasi carica elettiva.
Ciò in contraddizione con quanto fatto con i governatori regionali ai quali ha sottratto l’esclusiva di essere nominati commissari ad acta per il ripiano dei loro debiti sanitari. In sostanza, il legislatore non si è fidato dei Presidenti delle Regioni, mentre lo ha fatto indiscriminatamente con i sindaci presunti colpevoli dei default municipali”.
Il provvedimento è finanziato adeguatamente?
“Non credo proprio. Comuni e Province potranno godere di 498 milioni di euro per il 2012, al netto però di 50 mln destinati alla Regione Campania e 20 mln al Comune di Reggio Calabria, in quanto sciolto per mafia, di 90 mln di euro per il 2013, di 190 mln per 2014 e 200 mln per gli anni 2015/2020. Quindi a godere del neointrodotto istituto del predissesto saranno in pochi – i meglio informati – ma con una quota pro capite di gran lungo ridotta rispetto ai 300 euro a cittadino, previsti come massimo a seguito degli emendamenti approvati.
Ci troviamo, insomma, di fronte ad un provvedimento utile oppure no?
“Presenta una qualche utilità, così come abbiamo avuto modo di rappresentare nel corso del seminario organizzato dalla nostra Università con il sottosegretario agli Interni Saverio Ruperto. Offre ai Comuni la possibilità di esperire il tentativo di risolvere i loro problemi evitando il molto probabile dissesto. Spetterà ai Comuni, ovviamente, saperne approfittare e operare bene, elaborando piani di rientro credibili e inattaccabili, ma soprattutto produttivi del risanamento.
Certo, i problemi per i cittadini non mancheranno, a cominciare dalle tariffe e dalle imposte al massimo. Ma tutto sarà fatto nel loro interesse. Del resto, le imposte in gran parte del Paese, a cominciare dalla nostra regione, sono già tutte al massimo da anni, vuoi per i deficit sanitari che per le improrogabili esigenze dei Comuni”.