Leonardo Sinisgalli è stato un poeta, saggista e critico d’arte italiano. È noto come Il poeta ingegnere o Il poeta delle due muse, per il fatto che in tutte le sue opere ha sempre fatto convivere cultura umanistica e cultura scientifica. Per la sua versatilità è stato definito “un Leonardo del Novecento” in quanto è stato narratore, pubblicista, art director, direttore di riviste, documentarista, autore radiofonico, disegnatore. Il legame fra Sinisgalli e Matematica non è solo nel fatto che ha frequentato il biennio del Corso di laurea in Matematica dell’Università di Roma prima di passare al triennio di Ingegneria, disciplina in cui poi si è laureato e che ha inizialmente praticato. E non è solo perché ha scritto cose riguardanti la matematica sia in prosa che in poesia; né perché ha imposto una cospicua presenza di matematica e matematici nelle riviste aziendali che ha diretto, accanto a temi di tecnologia, arte, design, letteratura, storia e filosofia. Per Sinisgalli la matematica è un linguaggio da affiancare ad altri linguaggi; inoltre gli enti, i temi e i personaggi della matematica possono diventare argomenti di cui parlare, scrivere, disegnare, comporre versi. Ma la cosa più importante è che per Sinisgalli la matematica è diventata un’abitudine del pensiero, una forma mentis che ritroviamo nell’organizzazione e nella raffinatezza estetica dei suoi lavori e delle sue scelte, nella sintesi dei suoi slogan pubblicitari e nell’incisività della sua prosa.»Il Sinisgalli poeta appartiene a quella generazione inquieta in cui si possono annoverare anche Eugenio Montale, Alberto Moravia, Cesare Pavese, Elio Vittorini, Guido Piovene, i quali formatisi nei duri anni del fascismo, ebbero sempre un angoscioso travaglio intellettuale dettato dalle difficoltà di quegli anni di cambiamento. La poesia di Sinisgalli è caratterizzata da una particolare amarezza di fondo nonché da un senso di insoddisfazione continuo. Ne discutono domani alle ore 10 presso il Museo di Pitagora la professoressa Liliana Curcio del Politecnico di Milano, Gian Italo Bischi dell’Università di Urbino e Luigi Tassoni dell’Università ungherese di Pecs.
Mercoledì 5 giugno al Museo ore 10 di Pitagora di Crotone.