La riflessione che segue, riportata fedelmente, è tratta da un articolo apparso, il 4 novembre del 1990, sull’inserto Speciale Calabria di Avvenire ed offerta dall’allora arcivescovo di Crotone- Santa Severina e Presidente della Conferenza Episcopale Calabra. A distanza di tanti anni le parole di Mons. Agostuno risultano sempre attuali più che mai.
“Le Chiese che sono in Calabria, tutte ricche di storia e di dinamismo missionario, sono state “ridotte”, ora, a “dodici”, quasi per configurare le dodici tribù di Israele, le tribù di un popolo che fa “esodo” o, per numerarsi, nei suoi pastori, come i “dodici apostoli” che sono una “comunione collegiale” per l’unica missione che tende a portare l’uomo “calabrese”, la sua passione e le sue speranze, all’approdo ed alla pienezza di Cristo. […] Il giornale che, in questa giornata, ci lega particolarmente è d’ispirazione cattolica e, per questo e non a caso, si chiama Avvenire, come il più antico settimanale cattolico calabrese, quello di Reggio, si chiama Avvenire di Calabria. Il nome “Avvenire” indica ciò che “viene”. I credenti viviamo di questa coscienza ed operiamo in questa in questa ottica. In ciò che “avviene” il Signore “viene”. “io sono…Colui che viene, dice il Signore” (Ap. 1,8). Non una forzatura l’utilizzazione di questo nome “Avvenire” come auspico. Vogliamo ritrovarci nella speranza, non “guardare indietro”, nell’ora delle prove, come la Lot biblica (Gn. 19,26) ma fissare lo sguardo in avanti, in Colui che ha inaugurato una “via nuova e vivente” (Eb. 10,20) e che, ne siamo certi ci “confermerà sino alla fine”.(1 Cor. 1,8)
Come Chiese in Calabria vogliamo dire a tutto il paese, in umile convinta e quotidiana esperienza, che la Calabria non è il “mostro sacro”, amplificato nella cultura delle suggestioni massificanti e generato, ritengo, da una evasione abortiva quale transfert giustificativo nella ricerca del “colpevole”. La Calabria è una terra “emblematica” che “scomoda” il Paese e, forse per questo.,è, spesso, inconsideratamente “criminalizzata”. Sarebbe doveroso e costruttivo guardare più a fondo, andare oltre la “cronaca”, che, poi, è presentata solo quando è “nera”. Con acuta intuizione pastorale i Vescovi italiani nel documento sul Mezzogiorno ci hanno sollecitati ad una maggiore e migliore conoscenza reciproca, affermando: “Aiutandoci tutti a realizzare una conversione di mentalità, essa farà superare pregiudizi, polemiche, vittimismi, presunzioni di superiorità, atteggiamenti di rigetto, ridurrà ed eliminerà, poi, le tensioni tra Nord e Sud d’Italia e risanerà in maniera duratura ferite e fratture antiche e nuove.”
La Calabria è una terra da riscoprire. Lo è nella luce e nel sorriso che Dio ha impresso al suo cielo, al suo mare, ai suoi monti; lo è nella sua sapienza e nella sua genialità. È terra gloriosa nei suoi santi, acuta nei suoi filosofi, pazienti con quanti l’hanno “dominata”, “usata” ma è ecumenica nel suo cuore e tenace nei suoi figli. Oggi è “malata”, ma ha la sincerità di rivelarsi per quello che “è”, non abituata a salvare, come si dice, la faccia. Paradossalmente è “selvaggia”, come spontaneità anche in questo. Ha, però, molte energie spirituali ed attese profonde che la animano. Non è ripiegata, pur se non sempre è sostenuta, I suoi problemi, oggi, hanno, tra altre, due matrici ben evidenti: una ha riferimento al persistere anzi, al divaricarsi, alla disuguaglianza nello sviluppo tra Nord e Sud del Paese ed alle conseguenti implicazioni di un tipo di sviluppo “incompiuto, distorto, dipendente e frammentato” e l’altra è nel fatto che il “Mezzogiorno” è più “oggetto” che “soggetto” del proprio sviluppo. “Il peso assunto dai rapporti di potere politico ha favorito, quindi, l’instaurarsi di rapporti di dipendenza verticale verso le istituzioni, con una crisi di sviluppo della società civile e delle autonomie locali.”
La Chiesa, pur cosciente, di fronte al Suo Signore, dei suoi limiti e delle sue inadempienze, è presente, però, oggi in modo vivo nella storia della Calabria. È lucida nelle analisi con spirito di profezia, è chiara in molti gesti di testimonianza, è impegnata a ricostruire il tessuto umano-sociale nella forza dell’Evangelo, lavorando per l’uomo nella proposta di liberazione cristiana. Tutti, oggi, da ogni sponda umana,, e per quel che vale l’espressione, da ogni sponda “ideologica”, guardano la Chiesa come punto di riferimento, come forza di coagulo, come proposta di autentica speranza. Conta rinsaldare la propria “identità” nel mistero di Cristo e da passare da un “magistero annunziato ad una prassi vissuta in tutte le comunità.
Siamo fiduciosi, pur se provati. Al Paese, alle Chiese sorelle d’Italia, la Calabria chiede di essere “capita”, “amata”, “aiutata”, “integrata”. La Calabria non è un “peso”; può essere, invece, un veicolo di valori. Ha certamente una sua identità da riscoprire, da sostenere; ha una “vocazione” anche al soffrire che, però, non la emargina, ma, anzi, la “qualifica” nel grande mistero della Redenzione verso un Avvenire di solidarietà per tutti. (Mons. Giuseppe Agostino)