Tutti conoscono le vicende giudiziarie che hanno interessato la maxi inchiesta condotta dal PM Nicola Gratteri, ma nessuno sa, o meglio, vuole sapere, i retroscena, le storie di sacrificio e grande umanità, di quelle persone che nel giro di pochi mesi, sono stati congedati senza nemmeno essere considerati degni di una spiegazione.
Continua dunque, la mattanza degli operatori del Regional HUB di Crotone che, abbandonati dalle istituzioni locali e traditi da quello Stato di diritto che avrebbe dovuto invece tutelarli, chiedono a gran voce “RISPOSTE”.
Quello che avrebbe dovuto essere un nuovo inizio all’insegna della legalità e della trasparenza, ha assunto invece con il passare del tempo, tratti torbidi, quasi grotteschi, che hanno sottratto nel territorio della provincia di Crotone, in particolare, Isola di Capo Rizzuto e comuni limitrofi, la principale fonte di reddito per quasi un centinaio di famiglie. Un territorio, il nostro già martoriato dall’altissimo tasso di disoccupazione e dall’assenza di nuovi sbocchi lavorativi, ha subito dunque l’ennesimo colpo basso quando altri 40 dipendenti circa, da aggiungere ai primi 40 di inizio anno, non hanno ottenuto il rinnovo contrattuale, e dal primo settembre quindi, si ritrovano a casa senza un lavoro e senza prospettive. Per scelta, di una amministrazione giudiziaria, che rappresenta lo Stato.
E noi, a questo “Stato” ci rivolgiamo, ed in particolare ricordiamo, che nel lontano 2015, è stata inserita all’Interno del nuovo bando di gara, una “clausola sociale” che prevede il riassorbimento del personale già impiegato all’interno del centro, da parte della nuova gestione. Una tutela dunque, pensata per garantire una continuità lavorativa, al personale di allora, dopo decenni di estrema precarietà e di cui invece, ne godrà gente nuova, proveniente da altre province e dopo solo pochi mesi di servizio.
Ammessa la legittimità del taglio, dovuto ad un vertiginoso calo di presenze, una domanda sorge spontanea: quali criteri sono stati adottati nella scelta del nuovo organico?
Non è stato utilizzato il criterio dell’anzianità lavorativa, non è stato considerato lo stato di famiglia e nemmeno il titolo di studio. Non si è neppure cercato di distribuire equamente le poche ore retribuibili, in modo da lasciare a casa meno persone possibili. Terribilmente amaro lo scenario che ha preso forma, dipendenti senza un lavoro, ed altri a cui è stato somministrato un contratto nuovo di zecca e con un notevole aumento di ore lavorative settimanali.
Consapevoli, che in caso di scadenza di contratto, il datore di lavoro non è vincolato a simili criteri nella scelta dei rinnovi, si sperava invero, che laddove la legge non obbliga il buon senso indirizza. Così non è stato e risulta difficile non coglierne la profonda ingiustizia che suscita rabbia ed insieme delusione in noi ex operatori, che in questi ultimi dieci anni, abbiamo tenuto in moto questa grande e articolata macchina dell’accoglienza, con spirito di servizio e sincero altruismo, offrendo anche, sotto forma di volontariato, la nostra costante presenza, in un periodo, in cui, l’emergenza immigrazione, era nella sua fase più acuta, e questo, nonostante i sistematici ritardi delle retribuzioni, le percentuali, sullo spettante, decurtate ingiustamente, lo scorretto processo mediatico e i pregiudizi che hanno regolarmente tentato di sottostimare il nostro operato.
Questo è l’epilogo inevitabile di una serie di circostanze, già denunciate da nostri ex colleghi a gennaio, liquidati con una spocchiosa indifferenza e un annoiato “ci dispiace ma…” che sa di pressappochismo, da parte di istituzioni rivelatesi quindi sorde al loro appello.
E non ci stancheremo mai di chiedere risposte, e le chiediamo alle stesse istituzioni che qualche mese fa sono state chiamate in causa: al Presidente della Repubblica senatore Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, al Ministro del lavoro e dello sviluppo economico on. Luigi Di Maio, al Prefetto di Crotone d.ssa Cosima Di Stani, al Procuratore della Repubblica DDA di Catanzaro Nicola Gratteri
E inoltre ci rivolgiamo alla Senatrice Margherita Corrado, all’On. Elisabetta Barbuto e al Ministro degli interni On. Matteo Salvini.
Non ci aspettiamo certo, un trattamento diverso, tuttavia ci sentiamo in diritto di denunciare uno Stato che punisce le azioni di pochi, accanendosi contro un’intero territorio e la sua popolazione.