Le indagini avviate dalla Polizia di Stato, che ha raccolto le prime deposizioni all’arrivo, verso la mezzanotte, dei due feriti nel pronto soccorso dell’Ospedale civile di Crotone, stanno vagliando diverse ipotesi; una inchiesta che, a quanto pare, ha reso piuttosto ottimisti gli investigatori sulla soluzione; tanto, che non si esclude che la vita dei due giovani che nonostante l’età, sarebbero già piuttosto movimentate, nelle scorse ore, è stata rivoltata come un calzino dagli investigatori alla ricerca di un movente per il grave episodio avvenuto a Cirò Marina in una caldissima notte d’estate, resa soffocante dall’afa; così, anche se è relegata in secondo piano, non viene accantonata del tutto nemmeno l’ipotesi che all’origine del ferimento vi possa essere stata una lite scoppiata tra la coppia di giovani che, degenerata, avrebbe potuto portare all’esplosione, più o meno accidentale, di un proiettile. Il ragazzo è infatti, una guardia giurata, per cui si troverebbe nella disponibilità di una pistola, detenuta legalmente. Per intanto, ieri, A. P., colpito dal solo proiettile esploso nel presunto agguato che gli ha provocato la frattura di due dita di una mano, è stato già dimesso, con una prognosi di guarigione di 30 giorni. Sebbene fuori pericolo, restano, invece, gravi le condizioni della giovane donna che, operata nella nottata per estrarre il proiettile penetrato nell’addome, si trova ora in prognosi riservata nel reparto di rianimazione del nosocomio di Crotone.
Le indagini della Polizia hanno preso il via dalle dichiarazioni rese ai poliziotti dal ragazzo; questi è giunto dopo la mezzanotte insieme alla compagna nel pronto soccorso dell’ospedale di Crotone sull’ambulanza del 118 che tre quarti d’ora prima era partita dalla postazione dell’Asl di Via Togliatti di Cirò Marina. Qui, senza attendere i soccorsi, i due si erano presentati a bordo di un’automobile, feriti, doloranti e sanguinanti; il che aveva reso assai difficile alle forze dell’ordine anche capire dove e, ancor di più come, fosse avvenuto il ferimento. Il ragazzo che, separato dalla moglie, convive da qualche tempo con G. A., ha raccontato che verso le 23 stavano camminavano in Via Omero, quando ad aprire il fuoco contro di loro sarebbe stato un uomo in sella ad una moto; il centauro, con il volto coperto da un casco si sarebbe parato davanti a loro all’improvviso; estratta una pistola avrebbe mirato dritto alla donna che, l’uomo, avrebbe istintivamente cercato di proteggere cingendola con mani alla vita. Quell’unico colpo esploso dalla pistola avrebbe quindi attraversato le dita del ragazzo per poi penetrare nella pancia della giovane. Nel passato della venticinquenne, c’è la pesante eredità di una mamma, che rimasta vedova del primo marito, il presunto boss di Cirò ucciso negli anni ’70, risposatasi a Cirò Marina, vive da anni nella piccola casa di Via C. Battisti, inchiodata su una sedia a rotelle; a mettercela è stato un colpo di arma da fuoco che sparatole contro le ha leso la spina dorsale. Una catena di violenza e di pallottole che continua, per una strana combinazione del destino, da madre in figlia.