Caricati di entusiasmo, di curiosità e di spirito di apprendimento oggi rafforzo l’idea come presidente dell’Associazione “I Vignaioli del Cirò” che l’unione fa la forza . La cooperazione agricola puntando a un nuovo modello produttivo , che poggia sulla consolidata forza della cooperazione , della cultura vitivinicola ma soprattutto sulla forza dell’economia è un modo per vincere su tutti i fronti . Un esperienza affascinante quella del viaggio di formazione, proposta e sostenuta dall’azienda Librandi, che ha coinvolto 20 produttori del Cirò, nonché conferitori della cantina, che vivono di viticoltura alla scoperta di un territorio unico che fa da effettivo modello da imitare. Il viaggio ha previsto la conoscenza approfondita di due realtà importanti : VCR vivai cooperativi Rauscedo esempio di cooperazione e di organizzazione e la zona del Prosecco Conegliano- Valdobbiadene esempio di associazionismo e di capacità comunicativa.
La storia ci racconta che nel 1920, a Rauscedo, piccolo paese ai piedi delle Prealpi Carniche, in un ambiente economicamente depresso e caratterizzato da emigrazioni di massa, venne a costituirsi il primo nucleo di un’attività vivaistico-viticola finché intorno al 1929/30 si diffuse l’idea che la forma associativa avrebbe risolto molti problemi e permesso una maggior produzione a prezzi remunerativi. La cortese accoglienza e la chiara competenza dalla dott.ssa Marta Colautti, responsabile certificazione e qualità del Vivaio, in pochi istanti, ha proiettato i partecipanti nel mondo del vivaismo: studiato, sperimentato e praticato. Abbiamo visionato i padiglioni di produzione delle barbatelle dove, come un alveare, 1500 persone sono organizzate dalla cooperativa nel lavoro quotidiano e in cui ogni socio responsabilmente oltre a fornire la produzione di barbatelle fornisce la propria forza lavoro. Ai Vivai Cooperativi Rauscedo, sotto il controllo degli organi direttivi della Società, sono coltivati dai 250 soci oltre 1.100 ettari di vivaio e 1.050 a portinnesti: un potenziale enorme che permette, ogni anno, di produrre circa 80 milioni di barbatelle suddivise in più di 4.000 combinazioni. La visita ha previsto l’incontro con la dott.sa Elisa De Luca responsabile del laboratorio del Centro Sperimentale VCR che effettua circa 20.000 test ELISA per assicurare il livello sanitario previsto dalle leggi in vigore sulle barbatelle commercializzate. Accanto a questo ci ha esposto l’importante attività sperimentale nella produzione , attraverso l’ibridazione, di varietà resistenti alle malattie. In più, abbiamo visionato la Screen House, in cui risiedono le piante madri, e i vigneti-prova da cui si producono diverse varietà di uve per le microvinificazioni sottoposte a rigorosi controlli enologici e commissioni di esperti degustatori, con la cantina-laboratorio dotata di decine e decine di piccoli contenitori per la singola produzione in acciaio. Circa 450 microvinificazioni all’anno guidate dal Dott. Francesco Anaclerio, l’enologo dell’azienda sperimentale, e con lui abbiano degustato, alcuni cloni interessanti. La degustazione è stata l’occasione per un dialogo proficuo tra i viticoltori per capire come si muovono le direzioni future del settore enologico. Forma positiva di cooperazione ad un alto contenuto tecnologico in termini di risorse umane, di impianti, laboratori di biologia/genetica, rigorose procedure di controllo e verifiche fitosanitarie.
La seconda tappa del nostro viaggio ha previsto la scoperta del territorio del Prosecco Conegliano- Valdobbiadene, accompagnati dal dott. Diego Tomasi direttore del Crea – Vit di Conegliano, con due positivi incontri in due differenti aziende : l’Azienda Agricola Spagnol Col del Sas e la Cantina Sorelle Bronca.
Nella prima Stefano Spagnol, componente di una famiglia di produttori nel cuore della zona di produzione del Conegliano Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore nonché membro del consiglio di amministrazione del consorzio di tutela , in uno dei vigneti di proprietà a San Pietro di Feletto (TV) ci ha illustrato le finalità del consorzio di tutela. Nato dall’imput di un gruppo di 11 produttori, in rappresentanza delle grandi case spumantistiche e delle principali cooperative di viticoltori, ha proposto un disciplinare di produzione per proteggere la qualità e l’immagine del proprio vino. Con il tempo tutti i produttori vitivinicoli si sono accodati alla filosofia rappresentando oggi una grande squadra in cui il 96% della superficie vitata fa parte dei consorziati. Grazie al lavoro dell’Ufficio Tecnico e della Commissione Viticola, il territorio del Prosecco si è dato un codice di autoregolamentazione per la gestione del vigneto in modo sempre più rispettoso dell’ambiente e di chi vi abita. Il Consorzio di Tutela ha inoltre realizzato sperimentazioni all’avanguardia, in collaborazione con l’Università degli Studi di Padova, il Centro Ricerche Viticole di Conegliano (C.R.A.), con l’obiettivo di conservare e valorizzare la biodiversità, trasformare scarti di potatura e vinacce in energie rinnovabili e ridurre l’utilizzo di prodotti fitosanitari. La discussione è poi ricaduta sulle tecniche di produzione del “Glera”, vitigno a bacca bianca componente base del Prosecco, in riferimento alla potatura, che deve salvaguardare la longevità dei vigneti, alle lavorazioni del suolo che devono salvaguardare la portanza dei terreni, ai piani di concimazione con l’utilizzo dei concimi organici e delle vinacce e infine al reimpianto costante nei vecchi vigneti per rimpiazzare la moria delle piante colpite da mal dell’esca. Oggi molti dei consorziati hanno deciso di aderire autonomamente a criteri di sostenibilità più rigidi eliminando dai propri calendari di lotta alcune molecole, come i ditiocarbammati, per produrre sempre più in armonia con l’ambiente. Qui c’è l’impegno generale nel mantenere sempre “magnifico” il territorio e tutti coloro che ne fanno parte sono motivati alla comunicazione, al marketing, facendosi portavoce di messaggi positivi. Esempio eclatante, a mio avviso, di quanto un vino povero e senza pretese sia diventato in poco tempo un prodotto da record mondiale.
Alcune battute del dott. Diego Tomasi ci fanno capire la redditività del turismo in questo luogo in cui gli itinerari turistici da Conegliano a Valdobbiatene fruttano circa 20 milioni di visitatori l’anno (Il 2016 si è chiuso, infatti, con 17,9 milioni di arrivi (+3,5% rispetto al 2015) e 65,4 milioni di presenze (+3,4%), cifre mai raggiunte prima). Il prosecco, inizialmente un prodotto umile, ha trasformato la zona in una capitale turistica che produce reddito senza sottovalutare il ritorno dei giovani all’agricoltura.
Nella giornata di sabato 11 Novembre ci siamo spostati a Colbertaldo di Vidor (TV) per incontrare i titolari della cantina Sorelle Bronca che ci raccontano la storia di un padre che ha trasmesso la passione per la viticoltura alle figlie Antonella ed Ersiliana Bronca, passione che si è trasformata in successo quando hanno deciso di costruire una piccola cantina sui ruderi nel paese per non togliere terreno all’attività viticola. Hanno deciso di seguire il lavoro del padre che da una piccola attività produttiva è diventata una grande realtà produttiva che esporta in tutto il mondo. Oggi ci dicono, insieme a Piero Balcon marito di Antonella, sorridendo che gli spazi in cantina non sono più sufficienti per la vinificazione in quanto il successo è stato grande . Hanno continuato ad investire ogni loro risorsa nell’acquisizione di vigneti (che oggi sono 16 ettari) e nella realizzazione di una cantina all’altezza dei loro obbiettivi, che sono duplici. Da una parte, infatti, proseguono il lavoro di perfezionamento dei loro Prosecco di Valdobbiadene, dall’altro puntano ad affermazioni importanti con i vini tranquilli. Ci hanno raccontato dei loro vini intorno ad un tavolo di degustazione con 20 postazioni in una piccola e accogliente saletta al primo piano della cantina dove con grande ospitalità e professionalità ci hanno espresso il coraggio e sforzo di allevare vigneti in collina estrema ove ogni lavoro viene eseguito secondo le norme dell’agricoltura organica. Queste colline sono state trasformate nel corso dei secoli, da contadini e viticoltori, in vigne giardino su pendii ripidissimi, sui quali ancora oggi ogni intervento viene eseguito a mano potenzialità produttive dei vigneti terrazzati, ma anche dalla bellezza del paesaggio.
Di ritorno meravigliati ed entusiasti, tra annotazioni positive e commenti quanto siamo indietro nel nostro comprensorio negli sforzi comuni, siamo pienamente consapevoli che creando valore per il territorio e per la comunità ci permette di raggiungere obiettivi importanti per la Denominazione.
Francesco Porti, Presidente Associazione “I vignaioli del Cirò”.