Arrivano indagini, la prima condanna e allertati i servizi dogana. Lo “Sportello dei Diritti”: s’intensifichino i controlli anche in Italia anche perché dietro le bambole ci può essere del marcio e le norme italiane possono punire chi le acquista e detiene.
La pedofilia e la pedopornografia sono crimini che non conoscono frontiere e che pertanto devono essere fermati con sforzi sovranazionali e adattando e interpretando le leggi alle nuove tipologie o alle modalità con cui questi reati vengono perpetrati. Ciò a maggior ragione a seguito di quanto sta accadendo nel silenzio dei media e negli occulti spazi di internet, dove è ormai certo che si possano bypassare i controlli con degli escamotages che i pedofili conoscono bene, anche perché non è la prima volta che si scoprono delle vere e proprie reti di questi criminali. L’ultima trovata è quella delle bambole-bambini. Sono perfette, dai capelli alla pelle, passando per gli occhi e sono il frutto di un’evoluzione negativa delle bambole del sesso iper-realistiche, nate in Estremo Oriente, e diventate una moda anche nei paesi occidentali per quanto riguarda quelle “adulte”. Alcuni sarebbero disposti a pagare fior fior di quattrini, nell’ordine delle migliaia di euro per soddisfare le proprie fantasie con una di queste creaturine in silicone. Nel Regno Unito, per esempio, le istituzioni hanno compreso l’inghippo e i servizi doganali hanno iniziato a monitorare attentamente le importazioni di questi prodotti, solitamente provenienti dalla Cina. Così dal marzo 2016, sarebbero state sequestrate non meno di 123 bambole. Il motivo? Rappresentavano inequivocabilmente nelle loro fattezze dei bambini. «È un fenomeno relativamente nuovo», ha così spiegato Hazel Stewart, dell’Agenzia nazionale del crimine britannica. L’istituzione ha messo in guardia contro le lacune della legge britannica. Se l’importazione di bambole dalle sembianze infantili può essere vietata ai sensi della legge contro gli “articoli osceni”, il loro possesso non è reato. Sono già sette le persone incriminate nel Regno Unito, dopo l’ingresso di una bambola, ha evidenziato l’importante quotidiano inglese The Guardian. Gli investigatori hanno trovato nelle case di sei di loro materiale pedopornografico. Nel mese di giugno, un uomo di 49 anni è stato condannato a 2 anni di carcere. Alcuni di questi stanno cercando di minimizzare le loro condotte spiegando che usando queste “bambole del sesso” non fanno male a nessuno. Jon Brown, un funzionario di un’ONG per la lotta contro la violenza nei confronti dei bambini, non è di questo parere: «Non ci sono prove per sostenere la tesi che l’uso di queste bambole del sesso a forma di bambini evitino ai potenziali abusatori di passare all’atto reale». Una tesi assai condivisibile, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, perché dietro l’apparentemente innocuo acquisto di una bambola – bambino via internet (che può essere di per sé e comunque un reato per il nostro ordinamento), ci può essere nascosto del marcio come stanno rivelando le inchieste d’Oltremanica. Ciò ci spinge alla richiesta di un’intensificazione dei controlli doganali per questo tipo di prodotti e per verificare chi sono i destinatari. Non va dimenticavo, infine, che la norma del codice penale di cui all’articolo 600 ter, intende come pedopornografico quel materiale che “ritrae o rappresenta visivamente un minore implicato o coinvolto in una condotta sessualmente esplicita, quale può essere anche la semplice esibizione lasciva dei genitali o della regione pubica”. È, quindi, opportuno attendere come si muoveranno gli inquirenti e la giurisprudenza italiana e se riterranno applicabile, come riteniamo auspicabile, la normativa vigente anche a coloro che acquisto e/o detengono le bambole in questione.