Il Consorzio di Tutela Patata della Sila IGP rileva con estremo disappunto la ratifica, da parte del Parlamento Italiano, del trattato CETA tra Canada e UE. Tale trattato – precisa il Presidente del Consorzio di Tutela Sandro Scrivano – rappresenta un grave pericolo per la nostra Regione, poiché consentirebbe l’imitazione del nostro prodotto che potrà essere realizzato sul territorio Canadese da aziende autorizzate a produrre e a commercializzare in tutto il mondo, rappresentando quindi un caso emblematico di sfruttamento ingiusto delle denominazioni di origine. Pertanto appoggiamo la battaglia che sta portando avanti con forza Coldiretti insieme ad altre organizzazioni come Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food, Federconsumatori e Fair Watch, affinchè non si realizzi la concorrenza sleale e l’inganno ai consumatori con prodotti di imitazione che nulla hanno a che fare con quelli provenienti dalle zone di origine vere. Non vogliamo, inoltre, – prosegue il Presidente – che venga pregiudicato e reso inutile il grande lavoro di valorizzazione e promozione del prodotto, portato avanti grazie ad enormi sacrifici ed importanti investimenti che il nostro Consorzio ed i nostri produttori stanno facendo. Non si può permettere che il settore agroalimentare nazionale, ed in particolare Calabrese, possa essere considerato merce di scambio per portare avanti trattative internazionali senza considerare l’impatto che tali politiche potrebbero avere in termini di involuzione economica, occupazionale e di sicurezza alimentare. Il nostro prodotto vale oggi sul mercato oltre quattro milioni di Euro, ha una crescita esponenziale ogni anno, e supponiamo che per effetto del CETA tale sviluppo possa subire un brusco rallentamento, vanificando tutti gli investimenti che sono stati posti in essere per sostenere l’evoluzione del comparto. Si ricorda – conclude il Presidente – che siamo l’ottava Regione per numero di prodotti tutelati e nessun prodotto calabrese riceverà protezione nel Canada. Infatti nell’ elenco, dove figurano solo 41 nomi, non troviamo nessuna denominazione nostrana e la conseguenza è che non saremo protetti dalla contraffazione e si avranno con buona probabilità prodotti di bassa qualità sui nostri mercati e soprattutto molto meno sicuri da un punto di vista sanitario.