Viviamo tempi difficili, incerti, tempi in cui principi che pensavamo saldamente chiari e acquisiti vacillano. Si torna a parlare di guerra, la strategia del terrore è un fiume in piena, gli spazi di democrazia si restringono, la sinistra politica è al lumicino, solidarietà e tolleranza lasciano via via il posto alla paura dell’altro, del diverso, alla guerra tra gli ultimi.
Di fronte a questa situazione, non possiamo stare immobili. La nostra sensibilità ed etica politica ci impongono di iniziare a ragionare a “cuore aperto”, di aprire una discussione reale e sincera su quello che sta accadendo intorno a noi. Non possiamo più tacere difronte allo scempio della guerra, alle morti in mare, al dramma dei profughi e al bussines dei nuovi schiavi. Non possiamo far passare sulle nostre teste decisioni delicate sui diritti politici e le libertà personali. Non possiamo non opporci alle oligarchie che oggi governano il paese senza investitura democratica e che già a dicembre col referendum costituzionale hanno provato a forzare l’argine democratico nel paese.
Dobbiamo iniziare ad affrontare le cose, complesse e delicate come sono. Dobbiamo ritornare a discutere con le persone, mettendoci la faccia e, umilmente, mettendoci a servizio di processi collettivi. Infondo lo facciamo e lo abbiamo sempre fatto nel nostro personale operato quotidiano: in famiglia, sul lavoro, con gli amici. Quante persone giuste ancora ci sono. Quanti, ancora oggi, si ostinano a ragionare e vivere da “animali sociali”, ad essere capaci di stare in pace, collaborare e dialogare con i propri simili. Io penso che siamo ancora in tanti! Forse la maggioranza!!!
In tutto il mondo donne, uomini, lavoratori, precari, gente comune, professionisti, intellettuali, si stanno interrogando su dove sta andando adesso il mondo e su quale società del futuro costruire. In tanti si stanno organizzando in forme nuove di partecipazione politica più partecipata, intensa e capillare, capace di ascoltare e tradurre in azione politica i bisogni espressi e le proiezioni future ancora inespresse delle masse.
In Grecia, Francia, Spagna, Portogallo, Olanda nuovi movimenti di sinistra provano a rispondere in maniera chiara e ferma ai populismi e alle destre, auspicando di superare a sinistra la crisi sistemica occidentale, proponendo misure concrete e incisive fatte di interventi dello stato nel mercato, welfare diffuso, redistribuzione del reddito, giustizia sociale, pari opportunità.
Proviamo a ripartire anche noi, a fare qualcosa. Anche qui, a Crotone. Proviamo a riattivare i processi di partecipazione delle persone. Parliamo, discutiamo, spieghiamo, a quanti non lo fanno più, l’importanza di interessarsi della cosa pubblica, della politica, delle scelte da fare per garantire un presente dignitoso a noi ed un futuro di progresso a chi verrà.
L’invito è per domani mattina 25 APRILE, alle 10.00 sul Lungomare di Crotone.
Proveremo, partendo dal ricordo di chi è morto per la libertà e di chi muore per scappare dalla guerra, a ragionare in maniera collettiva discutendo in assemblea pubblica.
Spero che saremo in tanti a voler parlare al microfono il 25 a Crotone, ognuno dovrà provare a dare il proprio contributo alla discussione ed alla costruzione di un nuovo orizzonte collettivo. Ognuno con le proprie sfumature e specificità, pregi e ricchezze, uniti dall’idea che insieme possiamo costruire un nuovo mondo di pace, uguaglianza, solidarietà e libertà.
È questo il nostro 25 aprile, festa della liberazione.