Nei giorni scorsi a cura della sezione crotonese del Fai ( Fondo Ambiente Italiano), nell’ambito delle Giornate di Primavera, si è realizzata, per due giorni di seguito, un’escursione ad un sito, sicuramente sconosciuto ai più, oggi in completo abbandono e meritevole di rivalutazione con i restauri del caso. Si tratta del complesso conventuale detto dei Cappuccini, vissuto un tempo dai frati francescani che dimoravano in un modesto convento di ventidue celle con annesso giardino, magazzini, cisterna per l’irrigazione, piccolo cimitero e chiesetta intitolata a Santa Maria di Portosalvo poco fuori le mura della città nella parte occidentale con vista mare. La visita ha interessato solamente il giardino giacchè l’edificio risulta impoverito e cadente. Le notizie circa la fondazione del complesso dei Cappuccini risultano scarne e talvolta contraddittorie.
Pare sua stato fondato dai coniugi Lelio Lucifero e Ippolita Pipino nel 1579 con annesso giardino detto “le Mandole” o “Vecchia Campitella” e piccola chiesa ad una sola navata
Secondo P. Giovanni Fiore, come riporta nella sua “Della Calabria illustrata” del 1743, invece, il convento fu fondato nel 1647 dal vescovo Carlo Catalano e sotto il Provincialato di P. Benevento da Seminara, sotto la protezione della famiglia Suriano con una loro cappella e sepoltura. Il E non solo. Gustavo Valente lo ritiene fondato nel 1617 e dedicato appunto Santa Maria di Portosalvo e la chiesa, invece, era intitolata a Santa Maria degli Angeli.
Comunque sia, per effetto della malaria e del terremoto del 1783, tutto il complesso veniva abbandonato e tornato in proprietà della famiglia Lucifero che nel 2004 lo cedettero al Comune tramite permuta.
Qui visse, tra gli altri, il laico crotonese fra’ Andrea le cui virtù “più singolari furono l’umiltà e l’obbedienza, per il che non gli poteva avvenire cosa più felice, che d’ubbidire ai suoi Superiori, dei quali talvolta si doleva, perché comandandogli alcuna cosa la lenivano con la piacevolezza, dicendo, che in questa maniera si dimezzava il merito d’ubbidire”,
Morì, questo frate, in odor di santità, nel 1571 nel convento di sant’Eusebio di Napoli. “Una figura di ‘picozzo’ alquanto strana ma indubbiamente di una santità sui generis” come lo descrive don Pietro Pontieri in “Santi sconosciuti del Crotonese” del 2006. E comunque anche Venerabile come lo stima P. Francesco Russo nella sua “Storia della Chiesa in Calabria” (1982)
Visse nel piccolo convento crotonese anche un tal fra’ Domenico da Riace, “noto per miracoli ed opere di alta pietà, morendovi nel 1620” come scrive Angelo Vaccaro.
Qui dimorò anche, ma solo per il periodo quaresimale, quel P. Antonio da Olivadi, detto il “Piantatore di croci”, che nel 1701 portò a spalle da Chiaravalle Centrale a Capocolonna la singolare Croce che si trova all’ingresso della chiesetta – santuario.
Negli ultimi anni qualcosa si è mosso, visto che la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio della Calabria ha posto un primo vincolo e ciò faciliterebbe l’iter per una tutela e ristrutturazione del complesso monacale. Si ritiene di fondamentale importanza avviare il recupero e la destinazione per usi socio-culturali di una storica, in quanto patrimonio di tutti.
Naturalmente non bisogna attendere molto perché per troppo tempo è stato abbandonato alla mercè di vandali e cercatori di reperti che, addirittura, non molto tempo fa, hanno rimosso dal muro sopra un balcone un antico blasone. Prima che tutto crolli o qualche male intenzionato intervenga con le ruspe e col cemento.