“Il Tribunale di Crotone – Sezione Distaccata di Strongoli, nella pubblica udienza del 21.11.2012, ha riconosciuto il prof. B.P.G. colpevole dei reati di abuso dei mezzi di correzione o disciplina, lesioni e minaccia nei confronti dell’alunno B. D.. A comunicarlo l’avvocato Pasqualino Capalbo. La vicenda si riferisce a fatti avvenuti nell’aprile del 2008. In quel periodo il docente svolgeva la professione di insegnante presso l’Istituto Scolastico Superiore Gangale di Cirò Marina, mentre l’alunno era studente dello stesso istituto. Il Tribunale, ripercorrendo la testimonianza dell’alunno e dei suoi compagni di scuola, ha accertato che i fatti si sarebbero svolti per come denunciati dallo stesso. Alla presenza dei genitori del ragazzo – che hanno partecipato a tutte le udienze che si sono tenute presso il Tribunale – il Giudice ha letto il solo dispositivo della sentenza riservandosi 90 giorni per illustrare i motivi che hanno portato alla condanna del docente.
Il giudice dott. Meles, titolare della causa, ha inflitto una pena di 9 mesi di reclusione oltre ad un risarcimento danni di € 6.000,00 e concedendo la sospensione condizionale della pena subordinata al pagamento delle statuizioni civili. Essendo noto il solo dispositivo della sentenza, si dovrà attendere i novanta giorni per conoscere le motivazioni che hanno portato alla condanna del docente. Dagli atti di causa sarebbe emerso che il ragazzo si trovava nell’atrio dell’istituto scolastico intento a fare la ricreazione quando l’insegnante avvicinandosi a lui lo avrebbe preso per il collo facendogli mancare il respiro e, successivamente avrebbe pronunciato le seguenti parole: “se eri normale ti avrei buttato dalle scale”. La normalità a cui il docente si sarebbe riferito è relativa al fatto che l’alunno è una persona speciale; appartiene a quel novero di persone per le quali le parole menzogna, invidia, cattiveria non hanno alcun significato. Il ragazzo ancora oggi non riesce a spiegare il perché di quel gesto e molto di quello che è successo in Tribunale forse non è stato da lui pienamente percepito. Poco importa, quello che al ragazzo interessava veramente – e che ripeteva spesso ai suoi genitori – era che quello che era capitato a lui non capitasse a nessun altro. Dal giorno in cui sono accaduti i fatti, i genitori del ragazzo hanno aspettato invano le scuse del professore e quelle della scuola, scuse mai pervenute. L’Istituto Tecnico all’epoca non ha inteso prendere posizione per i fatti accaduti né tanto meno ha valutato l’opportunità di prendere eventuali provvedimenti al riguardo”.