Il vescovo faggiano fu uomo di preghiera, di penitenza, di poverta’, con uno sviscerato amore soprattutto per i deboli e per i poveri : e’ emerso chiaramente dal riuscito incontro culturale svoltosi nella cattedrale di cariati, con la partecipazione di mons. Satriano, arcivescovo di rossano-cariati.
E’ stata veramente una riuscitissima serata di cultura, all’insegna del racconto storico e della riflessione critica su uno dei vescovi più amati dai Cariatesi, quella del 24 novembre u.s., vissuta nella splendida Cattedrale S. Michele Arcangelo di Cariati, gremita di gente non solo di Cariati ma anche dei paesi viciniori, come Cirò, Cirò Marina e Torretta di Crucoli. Tema dell’incontro sono stati la figura e l’opera pastorale di Mons. Eugenio Raffaele Faggiano, che fu vescovo di Cariati dal 1936 al 1956, un periodo difficilissimo che attraversa il fascismo, la guerra , il difficile dopoguerra, la svolta politica del 1948 e i primi anni Cinquanta. In quegli anni il nostro paese era un piccolo centro di meno di cinquemila abitanti, con un’economia povera e una popolazione dedita prevalentemente alla pesca, all’agricoltura e all’artigianato, ma con una sua importanza che gli derivava dall’essere capoluogo di una vasta diocesi, la Diocesi di Cariati, appunto, che contava una popolazione di circa 70 mila abitanti, distribuiti in 30 parrocchie, quasi tutti ricadenti in paesi dell’odierna provincia e diocesi di Crotone. Il vescovo Faggiano, pur in mezzo a non poche difficoltà, seppe governare con saggezza la sua diocesi, con una incisiva azione socio-pastorale, meritandosi la stima e l’affetto di tutti i fedeli, e il suo ricordo, a distanza di tanti anni, rimane ancora vivo tra i Cariatesi che l’hanno conosciuto o ne hanno sentito parlare in famiglia dai genitori o dai nonni.
Ad illustrare storicamente la personalità e l’attività pastorale di Mons. Faggiano sono stati gli storici cariatesi Franco e Romano Liguori, entrambi appartenenti alla Deputazione di Storia Patria per la Calabria , che sono stati anche i promotori dell’iniziativa. Franco ha ricostruito puntualmente il contesto storico-sociale-religioso di Cariati e della sua Diocesi nel ventennio ( 1936-1956) dell’episcopato di Faggiano, accennando anche ad eventi quali il passaggio di Mussolini da Cariati (aprile 1939), il ricevimento nell’episcopio del Principe Umberto di Savoia (dicembre 1942), la distribuzione delle terre ai contadini di Melissa, insieme al ministro dell’Agricoltura Antonio Segni (aprile 1951), la partecipazione a Roma all’Anno Santo del 1950, che videro partecipe il vescovo Faggiano. Evidenziando, poi, il carattere del “vescovo dalle mani bucate”, Liguori ha detto che “egli non fu mai un uomo appariscente, non cercò mai di accreditare un’immagine di sé che andasse oltre i limiti indispensabili imposti dal suo ministero; rifiutò ogni onore superfluo ai fini dell’esercizio della sua funzione, disdegnò le ricchezze e visse di ciò che quotidianamente la Provvidenza gli offriva, come i poveri della sua diocesi”.
Romano, invece, ha illustrato con rigoroso riferimento alle lettere pastorali, pubblicate tra il 1936 e il 1954, il magistero episcopale del Vescovo Faggiano. Dai suoi scritti – egli ha detto -“emergono la sua varia e ricca cultura, ma anche il suo ascetismo e il suo sviscerato amore per i deboli e i poveri”. Uno dei temi cari al vescovo Faggiano fu quello della pace, ma la “vera pace”, quella sicura e stabile, era, per Faggiano, quella “fondata sulla giustizia, la quale consiste nel dare a ciascuno ciò che gli è dovuto”. Altro tema cui si è fatto cenno è stato quello della “cupidigia”. Il vescovo Faggiano, ha detto il relatore, usa parole di fuoco riguardo alla “frode” e al fenomeno del mercato nero, molto diffusi negli anni difficili della guerra.
Oltre agli storici, hanno partecipato all’incontro culturale alcuni religiosi, come i sacerdoti D. Carmine Canoci, parroco a Salice Salentino (paese d’origine di Faggiano), e D. Alfonso Siniscalco, parroco a Strongoli, che fu giudice delegato nel processo di canonizzazione del vescovo di Cariati , avviato nel 1987 e chiuso nel 1991. Ed, inoltre, il Padre Passionista Peppe Pane, Superiore del Convento dei Passionisti di Madonna d’Itria, a Cirò Marina, dove riposano i resti mortali di Faggiano. Dalle loro testimonianze è emerso un quadro lucido ed illuminante sulla figura dell’indimenticabile vescovo, che Don Ciccio Rizzuti, sacerdote cariatese che gli fu vicino per molti anni, definisce “realizzatore coraggioso” e “profeta severo e inquietante”. Le conclusioni del lungo e ricco dibattito sono state tratte dall’arcivescovo di Rossano-Cariati, mons. Giuseppe Satriano, che si è detto soddisfatto della bella serata trascorsa nella concattedrale S. Michele Arcangelo, a sentire “raccontare” la santa vita e l’intensa attività pastorale di Mons. Faggiano, suo conterraneo, la cui pastoralità appare straordinariamente attuale e vicina agli insegnamenti di Papa Francesco, se pensiamo che la sua virtù principale è stata la “carità”, intesa come premurosa preoccupazione della salvezza dei fratelli peccatori, e che gli non ha dato mai importanza al denaro, distribuendo il poco che aveva in favore dei poveri.
Ottima è stata la moderazione del dibattito, a cura del prof. Salvatore Martino, direttore del Centro Studi “Vittorio Bachelet”, che ha, di volta in volta, sintetizzato e commentato gli interventi.
All’iniziativa ha dato la sua adesione l’Amministrazione Comunale della sindaca Filomena Greco, che è stata rappresentata al convegno dal dott. Pasquale Marino, da lei delegato, che ha pronunciato un indirizzo di saluto ai relatori, all’arcivescovo e agli organizzatori dell’apprezzabile iniziativa.