Scrivo dall’Umbria, la regione che mi ha accolto prima nelle vesti di studente ed ora in quelle di accompagnatore di un ammalato. Frequentando l’ambiente sanitario di questa regione non posso che elogiarla sulla base della formazione offertami e soprattutto per la cura premurosa del paziente da me accompagnato. Non posso prescindere dall’evidenziare la vicinanza del personale sanitario ad ogni singolo paziente, dalla professionalità dei medici e infermieri e dalla magnanimità del personale volontario. Il paziente si sente sicuro, si fida, si lascia coccolare. L’ammalato non appena inizia la sua cura inizia un percorso che gli permette di avere ancora fiducia in se stesso, che non lo riduce alla sua malattia. In ogni paziente, di qualsiasi ambito medico, la condizione psicologica sta alla base di ogni risultato positivo.
Dopo essere venuto a conoscenza di un nuovo episodio di malasanità nel Crotonese, vale a dire le dimissioni di pazienti anziani e in precarie condizioni socio-sanitarie da un servizio di assistenza medico-infermieristica domiciliare, non posso che fare delle semplici considerazioni in merito.
A questi pazienti viene negato l’accesso ad un servizio che gli spetta di diritto per le spiacevoli condizioni mediche in cui versano. L’entrare a far parte di questo servizio per questi pazienti è fondamentale perché molti di loro non sono nelle condizioni economiche di accedere alle cure. Per chi effettua, in totale incompetenza, l’estromissione di un paziente da un servizio, lo ribadisco, che gli spetta di diritto dopo congrua valutazione medica sicuramente non comporta nulla ma per chi lo subisce rappresenta la sua fine, lo si priva oltretutto della sua umanità.
Colpa del piano di rientro del disavanzo del settore sanitario della Regione Calabria? Errore di valutazione medica?
Non so darmi risposta in merito ma spero che qualcuno ridia dignità a molti ammalati.
Quanto spende la regione Calabria ogni anno per la cosiddetta”emigrazione sanitaria”?
Risposta:solo per i malati oncologici ottocentomila euro senza contare le altre patologie.
E allora?
Non potrebbero restare nella regione queste risorse e creare strutture e risorse umane professionali degne?
Perché ciò non avviene?
largo alle risposte!
Caro giuseppe io dal lontano 1997 che conosco la struttura specie il “silvestrini” quando era nella vecchia sede. Gia’ cominciando dal personale paramedico, che con gentilezza, umilta’n e soprattutto la grande professionale dimostrata soptarrutto negli ammalati che con i suoi accompagnatori, per non parlare poi, ma alla base, la professionalita’ ed anche l’umilta’ dei “grandi” medici. Un abbraacio
Per queste ed altre anomalie delle regioni che dividono i cittadini in due o più categorie sociali (a,b,c),bisogna cambiare registro.Votare SI.