“Quali iniziative, anche per il tramite del commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro, il Governo intende promuovere nel territorio dell’ASP di Crotone al fine di garantire uguali opportunità di accesso ai servizi sanitari, riducendo i tempi che ostacolano l’efficace fruizione del diritto alla salute attraverso l’eliminazione o il contenimento delle liste d’attesa?”. E’ quanto chiede il parlamentare del Partito Democratico Nicodemo Oliverio, capogruppo in Commissione agricoltura alla Camera, in un interrogazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed al Ministero della Salute. “Nell’esperienza quotidiana – sottolinea Oliverio – sono sempre più frequenti casi in cui i cittadini si scontrano con i disservizi del sistema sanitario nazionale; tali disservizi sono molte volte causa di lunghe liste di attesa, anche per le visite più urgenti ed essenziali, che possono risultare fatali o comunque peggiorative per le condizioni del paziente. Nell’azienda sanitaria di Crotone Magna Grecia tra le prestazioni che si riescono a prenotare solo a considerevole distanza di tempo, comunque superiore a un anno, vi sono, ad esempio, la visita angiologica, l’eco doppler, l’ecocolordopplergrafia cardiaca come risulta rispettivamente dal numero prenotazione 121741, codice ricetta 180110070947055, e numero prenotazione 12750 codice ricetta 180110070947066 di un paziente dializzato. Per non parlare poi delle lunghe liste di attesa per le mammografie, indagini radiologiche del seno, fondamentali per la conferma di quesiti diagnostici, per lo screening finalizzato all’eventuale diagnosi precoce di tumori di quell’organo e per i controlli successivi alle cure per patologie neoplastiche mammarie.
Gli esempi citati – aggiunge il deputato del Pd – sono solo alcuni dei tanti che giornalmente vengono denunciati; in altri Paesi europei le liste di attesa non possono andare oltre un periodo ben definito ed in alcuni è addirittura riconosciuto quale reato punibile la mancata erogazione del servizio nei termini imposti. Il protrarsi di tale situazione sta producendo molteplici disagi ai pazienti; in particolare, si rileva un accentuarsi dei ritardi nei ricoveri, il rischio di assegnazione in divisioni ospedaliere non competenti per la malattia elettiva per la quale si è richiesto il ricovero, situazione che mette a rischio la loro salute. Per evitare di incorrere in situazioni così disagiate i cittadini finiscono per rivolgersi a strutture private con pesanti ripercussioni economiche per le proprie famiglie, o, molto spesso, decidono di emigrare per farsi curare in altre regioni del centro-nord. In un siffatto contesto, si calano, ineludibili e significativi, i dati della cosiddetta «mobilità sanitaria passiva» regionale, ossia l’effettuazione di prestazioni sanitarie, a carico del servizio sanitario regionale, fuori dalla Calabria. La mobilità passiva che rappresenta circa il 15 per cento di tutti i ricoveri ordinari, è aumentata notevolmente in questi ultimi anni verso regioni del centro-nord, ma spicca il 13 per cento schizzato al 17 per cento (nel 2008) verso la Sicilia ben superiore al 9 per cento della Toscana, all’11 per cento dell’Emilia, pari al 17 per cento della Lombardia, che notoriamente, offrono quanto di meglio ci possa essere oggi nel nostro Paese in termini di servizi sanitari. Nel 2010, in termini di spesa, essa è aumentata di circa 10 milioni di euro arrivando a quasi 260 milioni di euro.
Gran parte di questo incremento – rileva Oliverio – è da ricondurre all’accentuato decadimento dell’offerta sanitaria in ambito regionale, sempre più inadeguata ad assorbire la domanda di prestazioni sanitarie, specialistiche, di diagnostica strumentale o, anche, di ricovero ospedaliero. È indubbio, infatti, che insufficienze organizzative, la progressiva maggiore mancanza di personale, la sempre più ricorrente chiusura o dismissione di reparti e servizi e, da ultimo, di presidi, in assenza del preventivo o almeno contemporaneo allestimento di strutture alternative, sui territori interessati a quei tagli, concorrono in modo rilevante a orientare altrove le scelte dei pazienti calabresi”. Per questo l’esponente democratico chiede “se il Governo, dall’avvio della fase commissariale per la gestione del piano di rientro dai debiti sanitari della regione Calabria, è in possesso di dati in grado di verificare se la «mobilità sanitaria passiva» regionale sia variata, ed eventualmente, in quale direzione, in quale misura e con quali consistenze per scansioni annuali. E se il Governo intende specificamente verificare se, nel sistema sanitario calabrese ed in particolare nella provincia di Crotone – conclude Nicodemo Oliverio – sia attualmente garantito concreto rispetto dei livelli essenziali di assistenza anche alla luce del fatto che l’articolo 32 della Costituzione italiana, nel sancire la tutela della salute come «diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività», di fatto obbliga lo Stato a promuovere ogni opportuna iniziativa e ad adottare precisi comportamenti finalizzati alla migliore tutela possibile della salute”.