I Carabinieri di Cirò Marina hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di D.L.C. 32enne, pregiudicato di Cirò Marina, accusato di aver commesso l’omicidio di Aloe Nicodemo il 24 maggio 2015. A carico dell’arrestato, i carabinieri hanno raccolto molteplici ed univoci elementi, che riconducono il movente dell’efferatissimo reato a delle liti tra i due, scaturite da futili motivi che però, con l’andare del tempo, hanno condotto ad un’escalation di violenza.
LITE E BASTONATA – In particolare, l’episodio che ha condotto all’omicidio, è risalente al 2014 e vede l’arrestato aggredito a bastonate dall’Aloe che avrebbe, a sua volta, vendicato l’aggressione subita dal proprio figlio il giorno precedente. La ricostruzione operata dai Carabinieri, vede il sicario, poche ore prima del delitto, dapprima effettuare una serie di sopralluoghi a bordo di uno scooter rubato, per poi immettersi nella via che conduce al garage dove la vittima dimorava, a seguito della separazione dalla moglie. Qui, dopo aver richiamato la sua attenzione, mentre usciva dal garage, gli avrebbe sparato esplodendo almeno 8 colpi di pistola cal. 45 (presumibilmente l’intero caricatore), colpendolo mortalmente e dandosi alla fuga a bordo dello stesso scooter.
LA MOTO – Immediatamente gli inquirenti hanno individuato il mezzo utilizzato per compiere il delitto, caratterizzato da delle particolari luci di colore blu, grazie all’acquisizione delle immagini di impianti privati di videosorveglianza, indirizzando le indagini nei confronti di una serie di persone che per conformazione fisica e spessore criminale, potevano aver commesso il delitto. In particolare, sin da subito i sospetti si indirizzavano anche sul conto del 32enne, a carico del quale veniva effettuata una perquisizione presso la sua abitazione.
L’assenza del sospettato da casa, ed il fatto che i familiari non sapessero dove si trovasse, davano ulteriore conferma all’ipotesi investigativa, tant’è che nel corso della perquisizione, rivelatasi di fondamentale importanza, veniva trovato e sequestrato un casco da motociclista identico a quello ripreso dalla videosorveglianza ed inoltre veniva effettuata la prova dello stub sul motociclo parcheggiato nel garage.
L’ESAME DEL RIS – Questo materiale veniva inviato ai Carabinieri del RIS di Messina, i quali riuscivano a ricondurlo alla scena del crimine. Così infatti si esprimono nella loro relazione tecnica: “dall’esame dei campioni prelevati, superficie del motociclo (…) e sul casco, sui appurava la presenza di particelle che per composizione atomica, morfologia e disposizione spaziale degli elementi, possono essere classificate come caratteristiche di esplosioni di colpi di arma da fuoco, accompagnate da numerose particelle indicative. Le particelle caratteristiche rinvenute, derivano da tipologie d’innesco a base di piombo, bario, antimonio e sono compatibili con le particelle riscontrate sui bossoli sequestrati sulla scena del crimine”.
TABULATI CELLULARE – Ancora, la presenza sulla scena del crimine da parte del 32enne, veniva confermata dall’analisi dei tabulati del suo cellulare, incrociati con i video acquisiti al momento del delitto. La ricostruzione dei Carabinieri si conclude con l’uomo che abbandona la moto utilizzata per l’omicidio in aperta campagna, luogo in cui successivamente viene data alle fiamme, mentre lui si rende irreperibile allontanandosi da Cirò Marina alla volta di Bologna. La bontà delle indagini svolte dall’Arma viene già evidenziata nella misura cautelare emessa dal GIP di Crotone, il quale, nel contestare i reati di omicidio aggravato dalla premeditazione, porto abusivo di arma da fuoco e ricettazione dello scooter utilizzato per commettere il delitto, si esprime affermando che gli elementi raccolti a carico del 32enne sono tali da sembrare difficilmente superabili nel prosieguo del procedimento.