Grazie ad una attività di indagine svolta sul territorio 4 persone sono state fermate dalla Guardia di finanza di Cosenza. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti i quattro soggetti fermati sarebbero responsabili a vario titolo di coltivazione e traffico di sostanze stupefacenti e detenzione di droga. L’inchiesta dei finanzieri è stata coordinata dal Procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, e dal sostituto procuratore antimafia Pierpaolo Bruni. I finanzieri hanno anche sequestrato alcune aziende adibite alla vendita di frutta e verdura.
GLI ARRESTATI – In carcere sono finiti Michele Iannelli, nato a Cetraro il 18/12/1975; Fabrizio Iannelli, nato a Cetraro il 19/10/1977; Christian Onorato, nato a Cetraro il 19/11/1988; Pierangelo Iacovo nato a Cetraro l’8/07/1989, ritenuti tutti soggetti legati alla cosca di ‘ndrangheta Muto e accusati di aver dato vita ad un imponente traffico di stupefacenti.
I PROVVEDIMENTI – L’attività investigativa, durata un anno, ha consentito di smantellare il sodalizio e svelare come la ‘ndrangheta impiega i capitali provento della vendita di droga. Contestualmente ai fermi, infatti, i finanzieri hanno sequestrato un ingrosso e due punti vendita al dettaglio di frutta e verdura fittiziamente intestati ad alcuni prestanome ma di fatto gestiti da Michele Iannelli alias “Tavolone”. I quattro provvedimenti restrittivi sono stati necessari per evitare che gli indagati potessero darsi alla fuga mentre i tre decreti di sequestro d’urgenza delle ditte hanno avuto lo scopo di porre fine ad un’attività di riciclaggio che, oltre a ripulire i soldi della droga, garantiva ulteriori introiti alla consorteria, condizionando il mercato ortofrutticolo di una vasta area della provincia.
L’INDAGINE – L’inchiesta ha inizio circa un anno fa, quando i Finanzieri scoprono una raffineria di droga sulle alture di Cetraro: un’imponente centrale adibita allo stoccaggio, confezionamento e distribuzione di grosse partite di marijuana e cocaina gestita dalla ‘ndrangheta. Migliaia di piante, di cui oltre tremila in fase di essiccazione e altre sessanta pronte per il travaso nonché circa due quintali di “erba” stipati in cinquanta balle, ciascuna contenente un quantitativo di stupefacente variabile tra i due e i cinque chilogrammi e migliaia di semi di pregiata qualità provenienti probabilmente dal mercato olandese. Avanzatissimo il sistema utilizzato per la produzione dello stupefacente: un impianto “industriale” di essiccazione intensiva, completo di apparato di areazione perfettamente funzionante nonché di un sistema di illuminazione, capace di sfruttare al meglio anche la luce naturale – per mezzo appositi pannelli trasparenti installati al soffitto – integrato da lampade alogene oltre ad un impianto di irrigazione e di riscaldamento. Ma non solo marijuana. Quattrocento grammi di cocaina, conservata sottovuoto, pronta per essere spacciata e sostanza in polvere utilizzata per il “taglio”; strumenti e contenitori necessari per il confezionamento dello stupefacente e tre ciclomotori di provenienza furtiva. A protezione di tutto era posto un sofisticato impianto di videosorveglianza.
IL LIBRO MASTRO – I Finanzieri nel corso delle perquisizioni hanno anche trovato due pistole, un fucile a pompa, due carabine e migliaia di munizioni. Oltre alle armi e alla droga i Finanzieri nell’operazione scoprivano anche il “libro mastro” del Clan: vendite di grosse partite di stupefacenti, acquisti di materiale utile per la coltivazione e lo stoccaggio della marijuana e per il taglio della cocaina e, soprattutto, la spartizione dei proventi tra i quattro fermati che compaiono sistematicamente in ogni appunto ove si procede alla spartizione degli “utili”.