La Madonna d’Itria è la Theotokos (Madre di Dio) che uscita dal Concilio di Efeso col suo divino Figlio tra le braccia, è diventata la celeste guida dei fedeli e dei monaci (Odeghitria), perseguitati o itineranti, ed è apparsa come appare tuttora per segnalare “il buon cammino” verso la patria celeste, per questo è invocata dai fedeli come “Madre della Strada” o “Madre dell’acqua zampillante”. Il Santuario di Cirò Marina sorge a 104 mt s.l.m., su una collina che sovrasta tutto l’abitato e sulle cui adiacenze, in tempi molto remoti, sorgeva la città denominata Alichia. Secondo la tradizione la Madonna si venera su questo sito già dal sec. VIII in seguito alla lotta iconoclasta, quando i monaci basiliani, rifugiandosi tra le nostre terre impervie, portarono la sacra icona venerata in Costantinipoli. Scrive Mons. Antonino Terminelli che “la fantasia popolare nella semplicità delle sue espressioni ha sempre ritenuto che sulla collina d’Itria […] si custodisse un prezioso tesoro. L’eco del tempo, che si tramanda di generazione in generazione, narra che sotto la collina, a grande profondità, si trovino sette stanze con immense ricchezze. Sono notizie fantasiose, ma esse creano attorno a questo luogo un alone di poesia e di leggenda che affascina e incanta anche le intelligenze dei più spregiudicati…”. La presenza della chiesa cirotana dell’Itria ci viene assicurata da un diploma del 1444 di Alfonso I d’Aragona e successivamente dal Catasto Onciario del 1745. Fu più volte distrutta da incendi e colpita da terremoti e guerre fin quando, nel 1906, l’allora parroco don Nicodemo Palmieri della chiesa di Santa Maria de Plateis di Cirò, volle darle una degna sistemazione.
Nel 1936, quando era vescovo di Cariati Mons. Eugenio Faggiano, cominciò la vera ricostruzione della chiesa che però fu sospesa perché intanto era scoppiata la seconda guerra mondiale. Soltanto nel 1971 il Santuario, così come appare, fu inaugurato e affidato alla cura dei Padri Passionisti. La chiesa attuale fu progettata dall’architetto Salvatore Giuliani di Cosenza ed è “un gioiello di architettura: il vecchio e il nuovo, il tradizionale e il moderno si realizzano in linee semplici ma suggestive e ricche di movimento” (Mons. Terminelli). La Vergine d’Itria, al centro della sacra struttura, è raffigurata, su una tela del 1854 di un artista di nome Basile, emergente da una cassa sorretta da due monaci basiliani (calogeri) e ai loro piedi un’anfora ( in greco “hidria”) all’interno della quale, secondo un’antica leggenda, fu trovata la primaria (andata poi distrutta) icona della Madonna un 3 maggio. La leggenda è riferita da Mons. Terminelli nel suo “Storia di Cirò Marina” e che io riporto per rinverdire l’eco di sacralità che promana dal luogo. “Una giovanetta, mentre era nel bosco d’Itria, ebbe una visione. Le apparve un venerando vegliardo, che le diede l’incarico di avvisare i sacerdoti del luogo che sulla spiaggia si trovava una cassa e dentro di essa c’era un’immagine sacra. La giovinetta non tenne nessun conto dell’incarico affidatole. Venne colpita da un male tremendo: l’apoplessia. Un giorno, sotto l’azione del male, svelò la visione. La madre, impaurita, conosciuta la notizia si rivolse ad un sacerdote. Questi ordinò che subito si andasse sul posto indicato e con grande gioia si trovò quanto la visione aveva comunicato. Aperta la cassa apparve una bella immagine della Madonna. Due padri basiliani miracolosamente apparvero sul luogo, ma subito scomparvero”. Da quella scoperta ebbe inizio il culto e si stabilì anche di tenere una fiera che durasse quindici giorni. Successivamente, per proteggere la chiesa e la sacra immagine dalle incursioni saracene assai frequenti in quella marina, il sacro sito venne affidato, come commendatario, all’Ordine dei Templari. Oggi il Santuario della Madonna d’Itria è meta di frequenti pellegrinaggi e sede di ritiri spirituali ed incontri di giovani Comunità. Peccato, però, che il terreno della collinetta, sui sorge il Santuario, lentamente va franando a valle dietro l’indifferenza di politici ed amministratori. Prima che sia troppo tardi è necessario un intervento conservativo. Nella stessa Cirò Marina, sul promontorio Alice e accanto al complesso di edifici detti “Mercati Saraceni” sorge la chiesa di “Madonna di Mare” dove nei secoli passati ai primi giorni di maggio si celebrava una sontuosa festa con la fiera di Santa Croce molto frequentata dai mercanti di Sicilia, Bagnara, Cosenza e Postano e dai fedeli arbereshe di Pallagorio, Carfizzo e San Nicola dell’Alto che scendevano, alla marina, festanti per sciogliere i loro voti. Detta festa si tenne fino al 1802, anno in cui le navi saracene assalirono la fiera. Oggi si è tornati a celebrare quella festa ma non più con i suoi antichi fasti.
E’ un documento straordinario.