SS 106 ionica… Quasi 400 chilometri di asfalto disseminati di croci e altarini con tanti fiori veri e altri che odorano di plastica. Quattrocento chilometri di lunghi serpentoni di macchine, di bisonti della strada e di autobus che ogni giorno attraversano paesi, borghi e contrade da Nord a Sud e viceversa, inquinando con i loro fumi di scarico, mettendo a repentaglio la salute e la sicurezza dei cittadini,disturbando il diritto alla quiete degli abitanti con i loro rumori, le loro brusche frenate e le loro strombettate. In alcuni paesi come Cariati, Botricello, Mirto, si ha l’impressione che il traffico debba entrare nelle abitazioni tanto le carreggiate si restringono e si fanno pericolose. In molti tratti urbani non ci sono marciapiedi. Si cammina per centinaia e centinaia di metri a fianco a fianco ad autoarticolati e macchine di ogni tipo. Gli incroci, poi, sono sempre da brividi per mancanza di segnaletica e altri strumenti di sicurezza. I pedoni che l’attraversano nei perimetri urbani mettono quotidianamente a repentaglio le loro vite. Basta la benché minima distrazione e la tragedia è sempre dietro l’angolo. La SS 106 ionica è una delle quattro o cinque strade italiane denominata strada della morte per i numerosi incidenti mortali che ogni mese si verificano. Un primato di cui gli abitanti delle province ioniche calabresi farebbero ben volentieri a meno. Tenere aggiornato il conteggio delle vittime, è quasi un’impresa ragionieristica. Le autorità sembrano sordi alle sollecitazioni dei cittadini, i politici si trastullano in convegni e tavole rotonde, il Governo piange miseria dicendo che non ci sono soldi, mentre sperpera miliardi di euro per opere inutili che lasceranno solo macerie, come EXPO 2015, e intanto la situazione del traffico sulla 106 si aggrava, soprattutto nei mesi estivi. So, per i miei interessi personali e per il cordone ombelicale che mi lega alla mia regione che una delle lamentele ricorrenti, da parte di chi attraversa o soggiorna in Calabria, soprattutto sulla costa ionica, è l’inadeguatezza dellestrade e dei mezzi di trasporti, molto spesso da Terzo Mondo. Una costante che emerge in tutta la sua drammaticità sia dai resoconti di viaggio dei grandi e illustri viaggiatori della fine del ‘700 e dell’800, che venivano nel Sud alla ricerca del glorioso passato del mondo ellenico e romano, sia dalle lamentele dei turisti dei nostri giorni, che amano sì viaggiare ma non tollerano disfunzioni, ritardi e improvvisazioni. Tante volte mi sono interessato alla questione dei trasporti in Calabria, perché sono fermamente convinto che il suo sviluppo e il suo rilancio passa da due fattori importanti: la legalità e i sistemi di comunicazione, strade, autostrade, ferrovia, porti, aeroporti e via discorrendo.
Come sempre cerco nei vari siti del Ministero dei Trasporti, dell’Anas, delle realtà locali per capire cosa bolle in pentola e se dobbiamo tenere ancora acceso il lumicino della speranza o rassegnarci a un destino di perdenti riguardo alla SS 106, e scopro, con grande sorpresa, che un signore di Cirò Marina, che non ho il piacere di conoscere fisicamente, ha fatto della realizzazione della superstrada della fascia ionica e dell’ammodernamento dell’attuale 106 una ragione di vita. In tanto disinteresse da parte di amministratori, sindaci, consiglieri provinciali e regionali, deputati e senatori, che si destano dal torpore solo in occasione degli appuntamenti elettorali, questo signore mi sembra l’unico gigante in una realtà popolata da lillipuziani che amano assumere pose da titani durante le ufficialità. Mi collego a tutti i siti che fanno riferimento al nome Nando/Ferdinando Amoruso e scopro che da oltre una decade si batte con determinazione, intelligenza e coraggio per porre nelle varie sedi istituzionali e non la questione della 106. Scopro che ha organizzato decine di manifestazioni e blocchi stradali per attirare l’attenzione sul problema delle istituzioni preposte.Leggo che si è persino incatenato davanti a Montecitorio allo scopo di essere ricevuto dal Ministro dei trasporti. Apprendo anche che fa parte di diritto dei componenti dell’osservatorio che dovrebbe monitorare progetti e lavori che riguardano questa benedetta strada. Un personaggio, insomma, che mi sono promesso di incontrare e con il quale mi piacerebbe fare un percorso nell’interesse delle popolazioni della fascia ionica, che rischiano di essere sempre più isolate ed emarginate. Se il signor Nando Amoruso rappresenta una splendida realtà, insieme a pochi altri, per altruismo e senso civico, mi chiedo, al contrario, cosa fanno consiglieri provinciali e regionali, deputati e senatori, sindaci e assessori per far rientrare la SS 106 fra le opere a priorità assoluta? E mi chiedo anche perché i sindaci di comuni come Cariati, Mirto, Botricello e molti altri ancora che non sto a elencare, non trovino il coraggio e uno scatto di orgoglio permettere ordinanze di sospensione del traffico al fine di garantire e tutelare la sicurezza dei cittadini, giacché, come accennato, lungo molti tratti non ci sono marciapiedi? Io credo che certe battaglie di civiltà, come quella che sta portando avanti il Signor Amoruso, vadano appoggiate senza riserve e senza ma, lottando al suo fianco, senza cercare cavilli o distinguo, perché ormai è sotto gli occhi di tutte che alcune grandi opere arrivano per gentile concessione e altre invece bisogna conquistarsele e meritarsele con la mobilitazione e la lotta. Nel nostro caso, penso proprio che non si possa prescindere dalla mobilitazione di tutti i cittadini e di tutte le istituzioni locali per uscire dal cerchio della rassegnazione che ci vede perdenti su questioni di primaria importanza.
Cataldo Russo