“Alcune battaglie devono essere condivise. La Calabria con i suoi due milioni di abitanti dovrebbe essere considerata un’unica grande città, invece, il rischio di sempre è che i territori si ignorino, quando addirittura non siano protagonisti di tristi guerre tra poveri. Una delle battaglie che è certamente cruciali per l’intera regione è quella da portare avanti per ottenere degli standard europei in materia di trasporti – afferma il presidente del Consiglio della provincia di Crotone, Benedetto Proto. A Catanzaro è partita una protesta alla quale dobbiamo aggregarci, se vogliamo ottenere la giusta visibilità nazionale. La linea ferroviaria ionica, che avrebbe la potenzialità di diventare un percorso turistico ed archeologico unico, per bellezza e ricchezza, unico al mondo, sta per essere completamente cancellata. All’area ionica vengono riservati poi altre difficoltà, dovendo sopportare la obsoleta, rischiosa, indecente Strada statale 106. Con questa strada, e senza linea ferroviaria vuol dire obbligare intere comunità a percorrere una strada che per 491 km è a scarsa luminosità, in pessimo stato, con una insufficiente attività di manutenzione e con l’elevato tasso di mortalità annuo, è la quarta strada in Italia per incidenti per chilometro e per numero di morti per 100 incidenti.
Dunque, la nostra arteria principale, presenta il più alto tasso di mortalità per chilometro registrato su tutte le strade italiane. Ecco come viviamo, ed ecco anche come lasciamo che ci abbandonino, senza mai fare massa critica, anzi. Perché se penso agli inutili progetti riguardanti l’aeroporto di Sibari, o il ponte sullo stretto, mi rendo conto che la colpa è anche di chi rimane in silenzio. Dobbiamo pretendere di essere trattati come cittadini e non come sudditi. Ci si sente impotenti e sconfortati, se si pensa, che l’aeroporto di Crotone avrebbe avuto un ruolo strategico nella mobilità dei cittadini calabresi dell’area ionica, senza necessità di costruirne uno ex novo, invece resta in una condizione di stand-by dalla quale non sembra si possa uscire. Nonostante le innumerevoli parole, siamo di fronte a questi disastri politico-istituzionali. Basta in tal senso dare un’occhiata ai numeri che Assotrasporti rende pubblici ogni anno. Dati che riguardano i tre aeroporti calabresi e la loro vitalità relativa al “movimento passeggeri”. Nel 2012, a pieno regime, l’aeroporto crotonese si attestava al +42,3%, con un picco di Agosto 2012 del +48,9%. Non ho le competenze per discutere i motivi per i quali nel frattempo l’aeroporto di Lamezia e quello di Reggio Calabria risultavano invece in perdita, quello che mi interessa è che vi sia l’opportunità per le comunità delle diverse province calabresi, ricadenti nell’area ionica, di avere infrastrutture moderne per loro stessi e per quanti dovranno raggiungerci.
Altrimenti resteranno vani e senza senso tutti i progetti sul futuro turistico e di valorizzazione delle peculiarità di questi territori. Ugualmente potrebbe dirsi del porto che ogni tanto viene usato per attrarre l’attenzione dei meno attenti, piuttosto che per capire e mettere in piedi il progetto da destinare a quest’altro piccolo gioiello inutilizzato, abbandonato, dimenticato. L’assurdo è che sono tutte, quelle appena elencate, infrastrutture esistenti. Certo, alcune hanno bisogno di essere valorizzate, altre ammodernate, altre ancora hanno necessità di essere riportate in vita. Ma non dobbiamo costruire nulle, abbiamo tutto eppure, siamo una regione povera e disastrata. Io invece sogno che in questi anni possa davvero esserci una classe dirigente responsabile, che abbia in mente un disegno strategico. Esempi di tal genere non vanno cercati neanche troppo lontani. Altre regioni del Sud, penso alla Puglia ma anche alla Basilicata, stanno lavorando per migliorare la loro immagine e riuscendoci con innegabile successo. Le analisi però, devono servire a trovare soluzioni. In questo caso la soluzione sta nel disagio che viviamo, che deve essere la spinta dal basso utile anche a chi in Parlamento ci rappresenta. Saranno loro a dover pretendere, per nostro conto, che ci sia una parità tra i cittadini italiani. La privatizzazione non può cancellare il democratico diritto alla mobilità di ognuno di noi. L’interesse economico deve trovare il suo limite nelle nostre legittime pretese”.