In occasione della canonizzazione di un gigante di fede e di umanità, quale era Papa Giovanni Paolo II pubblichiamo una poesie scritta a caldo dal prof. Giacomo Barbalace, al momento della sua morte.
A Giovanni Paolo II
Davanti al mistero del dolore,
piegato alla Sua volontà
sino alla fine,
ci hai mostrato le orme di Cristo,
tu, fedele pastore di un gregge
confuso e incerto.
Orfani di un padre affettuoso e severo,
guardiamo con occhi lucidi
a quella finestra chiusa
da cui appariva la tua cara immagine
protesa e aperta
al dialogo con tutti,
con tutto l’uomo:
disposta all’ascolto,
a capire e promuovere l’uomo,
ancor più se inerme e indifeso.
Appassionato pellegrino della terra,
hai portato nel mondo
Cristo Crocifisso e Risorto
con la tua ferma fede
con la tua forza morale
con la difesa di ogni stato umano,
con la Croce che ha segnato
con marchio rovente
i tuoi ultimi anni di vita terrena,
e sigillato le tue ultime ore.
E noi, allibiti, non credevamo
che te ne potessi andare
tanto sentivamo viva e vicina
la tua presenza in mezzo a noi.
Ora, la tua cara e bianca figura,
che si appassionava a difendere
la vita, la giustizia e la pace,
non la vedremo più
sulle strade polverose e impervie
di questo mondo così disumano,
ma dove sono sparsi anche
tanti semi di giustizia, di bontà e di amore
anche col tuo generoso contributo.
E la tua dolce e cara Madre Celeste,
cui hai consacrato totalmente la tua vita,
ti accoglierà insieme a suo Figlio
nel gaudio eterno
del Regno glorioso del Padre.
Cirò Marina, 2 aprile 2005
Giacomo Barbalace
Giacomo Barbalace, mio caro amico, scrive questa lirica in aprile 2005, il giorno in cui Giovanni Paolo II torna alla casa del Padre. Wojtyla è stato un Grande Papa e la sua canonizzazione avvenuta a breve distanza dalla sua morte e nel tripudio di centinaia di migliaia di persone, tra cui i governanti di tutto il mondo, ne è la prova provata. Lui, Grande uomo, che invitava ad aprire le porte a Cristo, è stato l’uomo che ha difeso “la vita, la giustizia e la pace” e che non ha avuto paura di gridare alle mafie, con la forza della Madre Celeste, cui ha consacrato la sua vita, pentitevi: pentitevi per un oggi migliorabile, pentitevi per un futuro a misura d’uomo. Giacomo ha pubblicato Brandelli d’Umanità, L’Attesa, Raggio di Luce, Grido sincerità e giustizia, ma ovunque in tutte le sue liriche, come in questa dedicata a San Giovanni Paolo II, egli “trasferisce”- come scrive Giuseppe Fedele – “un pessimismo “cristiano”(…)mitigato dalla certezza che al di là di questa vita terrena c’ è Dio pronto ad accoglierci nel suo regno.(…) una continua ricerca di Dio; (…) la Presenza costante della Croce, simbolo di redenzione e non di oppressione.Leggendo le poesie di Barbalace il lettore si trova di fronte a un’ eco di situazioni profonde dell’anima che anela profondamente a Dio.” Giacomo Barbalace, senza ombra di smentite, è scrittore e poeta, di una poesia che è poiein, che è fare, produrre, creare: sogni, personaggi, circostanze tra le ali di un cielo incontaminato e di Valori.