Il falò di San Giuseppe (focareddu) affonda le sue radici in epoche storiche lontanissime, riconducibili agli antichi riti pagani dei tempi romani e medievali e successivamente assorbite e fatte proprie dalla religione cristiana, convertendole in nuovi riti cristiani. Le feste del fuoco,quindi, sono un esempio della tradizione pagana dove il fuoco veniva considerato un elemento purificatore perchè capace di contrastare le forze negative, di liberare spazi all’agricoltura e di ridare nuova vita e fertilità al terreno. Molti sono i riti del fuoco che si svolgevano a Marzo, il mese del solstizio, in cui si usava propiziare l’inizio della primavera con la purificazione dei campi, ed è in questo contesto che si colloca la tradizione del falò di San Giuseppe, quando si bruciava insieme alle fascine, provenienti dalle potature delle viti, tutto il negativo, il male e l’indesiderato insieme al grigiore dell’inverno ormai al termine. Fin dall’antichità i vari rioni facevano a gara a chi raccoglieva più frasche per accendere un grande falò che durava due sere consecutive, il 18 e il 19 Marzo, e durante i festeggiamenti della notte i visitatori provenienti anche dagli altri rioni del paese,in una sorta di pellegrinaggio, facevano il giro dei falò per giudicare quello più organizzato e più ospitale in quanto venivano offerti vino a volontà e cibo, tradizionalmente la pasta e ceci, perchè i legumi secchi rappresentavano le rimanenze dell’inverno,e,una volta consumati sarebbero stati rimpiazzati dal prodotto del nuovo raccolto,tracciando una linea di separazione fra la stagione che muore e la stagione che puntualmente risorge in nuovi colori e nuovi profumi all’insegna della musica, dei balli e dell’allegria.
Una tradizione che è arrivata intatta fino ai giorni nostri regalandoci ancora oggi questo rito che fa felici tutti i visitatori dei vari fuochi, i quali vengono accolti amabilmente dagli organizzatori e invitati a servirsi delle abbondanti vettovaglie, immancabile la pasta e ceci, del vino e delle crespelle calde calde preparate al momento in onore del Santo e allietati da suonatori di musica popolare. Cirò Marina rinnova ogni anno alla grande questo magico rito e ieri sera,vigilia di San Giuseppe,la tradizione ha avuto il suo culmine nella magnifica ospitalità del falò allestito dalla famiglia di Nicodemo Caparra all’interno della sua proprietà in via Tirone, ed aperto a tutta la cittadinanza che numerosissima è intervenuta, intrattenuta per tutta la serata da musica e balli; cibo, vino e crespelle in abbondanza per tutti, in onore del Santo di cui moltissimi a Cirò Marina portano il nome. Per stasera sono in programma, proprio nel rione della chiesa di San Giuseppe, grandissimi festeggiamenti oltre al “cummito” di antica memoria ed un concerto di musica popolare, nel pieno rispetto di questo rito antichissimo fatto proprio da chiunque voglia onorare il Santo con il “Focareddu”.