1510 è l’anno in cui i Domenicani vi edificarono il grande convento dell’Ordine dei Predicatori per volontà di Padre Vincenzo da Catanzaro. Da questa data e dopo il rinvenimento della tela Achiropita di san Domenico, comunque attribuita ad un artista del ‘400, Soriano diventa punto di riferimento per credenti, religiosi ed artisti provenienti da ogni parte del mondo ed addirittura in alcune città dell’America Latina è venerato san Domenico di Soriano come in Perù, Uruguay, Argentina e altri. E non solo, il convento sorianese fu definito la “Santa Casa” per antonomasia ed anche considerato “l’occhio destro dell’Ordine Domenicano”. Attorno al taumaturgico Quadro, al grande Convento, ai miracoli e a tutta la storia domenicana di Soriano e dello stesso paese sono arrivate fino a noi moltissime pubblicazioni di qualificatissimi autori: da fra’ Silvestro Frangipane (1621), fra’ Pio Vandendyek (1746), G.B. Melloni del 1791e P. Giovanni da Fiore e, ai nostri giorni, gli scritti di P. Antonino Barilaro, Angelo Fatiga, Nicola Provenzano, Tonino Ceravolo, Sharo Gambino, P. Pietro Lippini e P. Giovanni Calcara e ultimo, in ordine cronologico, Graziella Idà col suo Il Quadro – il Coraggio di Credere, oggetto di questa nota. I Domenicani di Soriano non si son fermati alla sola preghiera e cultura, anzi. Negli anni difficili e poveri della nostra terra di Calabria rovinata non solo dai tanti dominatori ma anche da carestie, pestilenze e terremoti, il più devastante quello del 1783 che distrusse anche l’antico e imponente Convento sorianese e la Certosa rinascimentale della vicina Serra San Bruno, i frati di san
Domenico di Guzman si attivarono per il rifiorire delle terre, dell’artigianato, edificarono fattorie, mulini e frantoi, accrebbero la manifattura della cera, del sapone, del miele e della terracotta. Ecco come si giustifica l’intensa industriosità dei Sorianesi di oggi. Come detto prima Soriano deve la sua fama alla presenza del Convento fondato nel 1510 da fra’ Vincenzo da Catanzaro. Distrutto una prima volta dal sisma del 1659, il monastero fu subito riedificato per volontà del Re di Spagna Filippo IV. L’incarico di progettare il nuovo edificio sacro fu affidato dal Vicere di Napoli il Conte di Pigneranda a P. Bonaventura Presti, architetto certosino, che lo disegnò, fatte le debite proporzioni, a somiglianza dell’Escoriale di Madrid, imponente monastero fatto edificare da Filippo II per perpetuare la vittoria di San Quintino. Così il primo convento sorianese occupava una superficie di 23 mila mq con chiostri attorno alla chiesa a croce latina di cui ancora è viva la facciata dalle sei paraste barocche con voluta ionica ed al centro un imponente portale con quattro grandi nicchie dai timpani semicircolari. All’interno, tra le tante opere d’arte, vi era l’altare maggiore in marmi policromi del maestro Cosimo Fanzaga, lo stesso che impreziosì la Certosa serrese e basti vedere, oggi, fra le altre opere, il preziosissimo ciborio sull’altare della chiesa dell’Addolorata in Serra San Bruno. Nella chiesa sorianese, completata la sua costruzione nel 1693, fu collocata la miracolosa tela del Santo portoghese che secondo la tradizione apparve il 15 settembre 1530. Ma il valore artistico impareggiabile del dipinto è stato ampiamente dimostrato, anche per l’insuperabile difficoltà d’imitazione più volte tentata e mai riuscita ad alcuno dei molti talenti che hanno lasciato in convento le loro copie imperfette. Tra i tanti disseminati in ogni dove cito un quadro del Guercino nel duomo di Bolzano, un altro del Mela in San Domenico e Sisto a Roma ed un altro ancora di anonimo nella chiesa parrocchiale di San Domenico in Crotone. Dopo l’altro terremoto, quello del 1783, nel 1838 fu ricostruito ancora il Convento e la chiesa consacrata il 15 dicembre 1860. Per rendere ancor più viva la trama intrecciata di storia, arte e soprattutto spiritualità che da Soriano attraverso il “Quadro” ne derivano, la giovane scrittrice sorianese Graziella Idà ha voluto offrirci una piece storica in forma teatrale. “il Quadro – il Coraggio di Credere”, edito da Calabria Letteraria nel 2012, che, come scrive lo storico dell’arte Mario Panarello, in prefazione, “non è solo l’attualizzazione di un evento miracoloso che Graziella Idà inscena, ma è la volontà di ripercorrerne la dimensione spirituale dell’identità di un luogo”. Con questa pubblicazione, si realizza il sogno dell’Idà “il sogno di chi ama il proprio paese è farlo salire un giorno sul palcoscenico, per narrarne le vicende e presentarne i personaggi” come scrive il vaticanista della Rai Enzo Romeo. Il libro della Idà ruota, in forma di rappresentazione teatrale, attorno ai personaggi che hanno vissuto e costruito la storia del Quadro e della cittadina sorianese.
È una pagina bella, questa offertaci dalla giovane scrittrice sorianese, dalle intense sollecitazioni interiori, col recupero di valori mai traditi. È teatralità che si fa storia, racconto – poesia della libertà di un popolo che si affranca solo col “suo” Santo. Ed è di questi la notizia che presto il libro di Graziella Idà diventerà film col titolo “Il coraggio di credere” per la regia di Pasquale DeMasi, consorte della scrittrice, con le riprese di Pino Messina, le immagini di Bruno Arena, le musiche di Pino Greco e tra gli attori il M° Mike Arruzza. Il tutto confortato dalla guida spirituale di P. Giordano Procopio. Il cast è già al lavoro fra le antiche pietre del gran Monastero di Soriano.