L’arte come faro identitario. Antonio Affidato, V. Voce, P. Aprile e la città intera per un giorno storico

Sabato 5 aprile 2025 resterà impresso nella memoria di Crotone come il giorno in cui la città ha ritrovato la sua dea. L’inaugurazione del monumento dedicato a Hera Lacinia, realizzato dallo scultore crotonese Antonio Affidato, ha trasformato Piazza Berlinguer, sul lungomare, in uno spazio sospeso tra passato e futuro, tra mito e comunità.
Una danza per aprire il cuore
Il pomeriggio si è aperto con un’esibizione simbolica ed emozionante: le ballerine “Krotoniate” della Scuola di Danza Olimpia si sono esibite accanto alla statua ancora velata. Un rito di movimento e grazia che ha richiamato antiche liturgie e ha preparato il pubblico a vivere un momento collettivo denso di significato.
Bellezza come atto politico
Tra gli interventi istituzionali, quello di Sandro Cretella ha toccato corde profonde:
“L’amministrazione sta investendo in bellezza. E la bellezza, sì, a volte spaventa. Ma è tempo di riappropriarci del bello. Fate foto, fate video, condividete. Non solo per l’amministrazione, ma per raccontare che Crotone è una città bellissima.”
Il sindaco Vincenzo Voce, visibilmente emozionato, ha parlato di Hera come di un segnale potente:
“Questa statua vuole ricordarci da dove veniamo, chi siamo, e nello stesso tempo vuole essere un segnale di speranza per il futuro. È una promessa alla città, ai giovani, alla nostra identità.”
Un’opera che connette spazio e tempo
La dott.ssa Stefania Argenti, soprintendente ai beni culturali, e l’avvocato Sandro Cretella Vice Sindaco, ha sottolineato:
“Crotone non è solo bella, è unica. Questa opera d’arte contemporanea ci connette con il passato, con il presente e con il futuro. Qualifica gli spazi della città, ci restituisce luoghi d’incontro e riflessione.”
Pino Aprile: “La statua è una traduzione della bellezza del Sud”
Tra gli ospiti, lo scrittore e giornalista Pino Aprile ha proposto una riflessione intensa, collegando Hera Lacinia alla bellezza come arma culturale:
“Per sconfiggere la mafia bisogna insegnare la bellezza, diceva Peppino Impastato. Questa statua è una traduzione sensibile di una bellezza millenaria che appartiene al Mediterraneo. Solo gli artisti, i bambini, i poeti riescono a cogliere ciò che la terra esala. Antonio è uno di questi traduttori.”
Cuteri: “Un dono di eternità”
Storico e curatore dell’inaugurazione, Francesco A. Cuteri ha ricordato come Crotone sia da sempre un ponte tra mondi, grazie al suo porto e alla sua apertura all’Oriente:
“Questa statua è un dono. Quando Antonio modellava la cera, sembrava che piangesse. Ma erano lacrime di trasformazione, di desiderio di eternità. Hera oggi guarda il mare e ci dice di non perdere l’orizzonte, di ricordare chi siamo e di investire in bellezza.”
La voce dello scultore: “Celebriamo il nostro popolo”
Visibilmente commosso, Antonio Affidato ha preso la parola in chiusura dell’evento. La voce rotta dall’emozione non ha nascosto l’intensità di un momento che per lui ha rappresentato un ritorno, una restituzione e un impegno:
“Oggi non celebriamo solo una statua. Celebriamo i Crotonesi. Celebriamo noi. Sotto il culto di Hera Lacinia sono nati uomini di scienza, filosofia, medicina,matematica. Ogni Crotonese porta dentro di sé una storia millenaria. Questa statua ci ricorda quello che siamo stati, quello che siamo e quello che rappresentiamo: la base del pensiero occidentale.”
Affidato ha dedicato l’opera alla sua famiglia, ai suoi nonni, a suo nonno Tonino ai suoi concittadini. E ha chiuso con una promessa:
“Metterò sempre tutto me stesso per rappresentare la vera faccia di Crotone, la faccia della bellezza. Possono toglierci tutto, ma non la nostra identità.”
Una città che si rispecchia nella sua dea
Alta quasi cinque metri tra bronzo e marmo, la statua di Hera Lacinia guarda il promontorio di Capo Colonna, con la mano tesa verso la città, offrendo un melograno – simbolo di abbondanza – e stringendo uno scettro, emblema di regalità.
Il suo sguardo è fermo, ma accogliente. Non domina, custodisce. Non impone, ispira.
Con quest’opera, Crotone non solo celebra il suo passato glorioso, ma costruisce un linguaggio visivo per il futuro: una città che non dimentica, ma evolve. Una città che si specchia nella sua dea.
Melania Guzzo














