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Per la riconversione industriale di Crotone e del suo territorio
Da oltre trent’anni la città di Crotone è divenuta prigioniera della multinazionale Eni (un interlocutore, del resto, assolutamente inaffidabile e cinico). Prigionieri costretti a giocare da oltre trent’anni una lunga partita a poker, di cui solo lei conosce le regole, che avrà termine, molto probabilmente, il 2027. Anno in cui l’Unione Europea, con nuove normative e nuovi decreti riguardanti lo smaltimento dei rifiuti, decreterà in maniera chiara e definitiva che “i rifiuti devono restare dove sono stati prodotti”. Decretazione che sancirà in maniera irrimediabile la fine di ogni idea di rilancio per Crotone.
Un pericoloso e incomprensibile gioco al massacro in cui, purtroppo, ci sarà un solo perdente: la comunità crotonese. Il resto è ordinaria follia. Con l’etica dei (falsi) principi e delle (false) intenzioni che, e non da oggi, prende il sopravvento e prevale sull’etica della responsabilità e della realtà.
Si sta ripetendo la solita storia. Quella di un territorio che, persa la bussola e in (perenne) attesa del suo Godot, si è fatto guidare e si fa guidare dal pifferaio magico di turno. Pifferai che, ad ogni occasione, con volti e abiti cangianti, proclamano e annunciano di essere pronti a liberare la città dai rifiuti in cambio di un confortevole posto al sole. È la favola dei pifferai dell’antichissima e dolentissima città di Crotone, ormai divenuti famosi al pari del pifferaio magico di Hamelin. Una storia infinita. Triste e dolorosa.
Su questa vicenda, ormai, e lo riconosco da me, divenuta complicatissima, mi sento di sollecitare i nostri rappresentanti istituzionali, per primo il Presidente Regionale, a prendere atto della realtà e ad assumere, di conseguenza, le decisioni più opportune.
La prima: eliminare il Provvedimento Autorizzativo Unico Regionale che si sta dimostrando un tappo, certamente non l’unico, sicuramente il più difficile da togliere.
La seconda: lavorare per far riconoscere Crotone e il suo territorio come Area di Crisi Industriale Complessa.
La terza: dare immediato inizio alla bonifica, da portare a termine entro e non oltre il 2029, e, contemporaneamente, realizzare e costruire un Piano Industriale per Crotone e per l’intero territorio provinciale da condividere e da concertare con Eni e con le altre realtà imprenditoriali presenti sul territorio.
Il resto è una grave e irresponsabile perdita di tempo. Perdita di tempo per la quale gli unici a pagarne le conseguenze saranno i crotonesi, divenuti, loro malgrado, per le troppe umiliazioni e per le troppe offese ricevute dalla dismissione industriale in poi, incapaci di reagire e di ribellarsi.