Si è tenuto nel Casale della Cinematografia, a Marzi in provincia di Cosenza, un approfondito incontro con Mauro Fiore, l’Oscar per la fotografia di Avatar.
L’iniziativa realizzata dalla produzione cinematografica Open Field con il supporto tecnico di Ciakalabria, coordinata e ideata da Walter Carpino, ha avuto un entusiastico sostegno da parte del Comune di Marzi. Il Sindaco, Pietro Tucci, compagno di scuola del premio Oscar, ha voluto essere presente: “ll Comune di Marzi realizza lo scopo per cui è nato il “Casale della Cinematografia e della Fotografia” – ha dichiarato il Sindaco – “finalmente ospita un evento che ne declina il suo scopo principale con il nostro Mauro Fiore”.
Il famoso Direttore della Fotografia ha descritto nei particolari il suo ruolo sul set cinematografico, senza lesinare dettagli e trucchi del mestiere, con estrema disponibilità. Guardandolo rispondere alle domande incalzanti del pubblico torna alla mente l’antico adagio che “l’albero più è carico più si piega”.
Nella sua conversazione con i convenuti ha scelto di partire dall’analisi di alcune scene tratte dal thriller “Training day” del 2001. L’uso dei chiaroscuri per dare spessore al viso dei protagonisti, come su una tela. “Il fotogramma è piatto” – ha detto Mauro Fiore – “sta all’uso delle luci dare profondità, spessore, risalto alle espressioni, accompagnare la narrazione” – Non sono mancati riferimenti ai pittori del rinascimento. Così,come su una tela di Caravaggio, dal buio spunta il bagliore della risata di Denzel Washington nel ruolo di un poliziotto corrotto. Il riflesso dei suoi occhi lucidi emerge dall’oscurità mentre rappresenta la parte peggiore di un sistema guasto. La luce racconta la storia, mentre di fronte a lui Ethan Hawke rappresenta l’ostinata onestà che non si rassegna alla perdita dell’innocenza. Il tutto dipinto frame dopo frame.
Mauro Fiore ha nel suo percorso professionale opere cinematografiche che hanno segnato la storia del Cinema, da Schindler’s List, di cui i cultori della fotografia non possono scordare, tra l’altro, il segno lasciato del cappottino rosso della bambina in un angosciante acquerello in bianco e nero. Per non parlare dell’universo parallelo delle montagne fluttuanti di Pandora, dove i Na’vi usano lo tsaheylu per controllare i loro Direhorse, senza bisogno di parlare, né di fare alcun gesto. A distanza di anni fa ancora venire i brividi. A discutere con James Cameron su come disegnare quel nuovo universo che rappresenta un giro di boa della storia del Cinema, c’era lui, Mauro Fiore da Marzi, che per questo è stato premiato con l’Oscar per la migliore fotografia.
Dopo la teoria lo stage è poi passato alla pratica con l’allestimento di un set all’interno del “Casale della Cinematografia” per una serie di ciack che hanno visto il premio Oscar dietro alla telecamera, nella realizzazione di un corto con attori e maestranze intervenute alla movie class.
Lo stesso Mauro Fiore è stato recente protagonista dell’ultimo documentario prodotto da Open FieldsProductions, “The Lost Legacy of Tony Gaudio”, incentrato sulla storia del primo italiano vincitore di un Premio Oscar, documentario vincitore della menzione speciale della Giuria all’ultima edizione del Festival “Visioni dal Mondo” di Milano.
Open Field ha dato il via con questo stage ad una serie di appuntamenti: “Elementi di Digital Production”, a cura di Laura Migliano, il 27 e il 28 settembre alla Casa delle Culture; il 4 e il 5 ottobre, a Villa Rendano, con “Cinema e Sostenibilità: Sfide e Opportunità”, a cura Ludovica Chiarini (EcoMuvi).
Adriana Toman