Il 5 per mille è la misura fiscale grazie alla quale è possibile per i contribuenti residenti all’interno del territorio della Repubblica italiana, destinare una parte della quota dell’IRPEF (Imposta sul reddito delle persone fisiche) a enti che si occupano di attività sociali come ad esempio gli enti del terzo settore (ETS), associazioni sportive o benefiche, organismi di volontariato, enti di ricerca e così via.
La destinazione del 5 per mille, come si legge nella pagina dedicata del sito di Medici Senza Frontiere, può davvero fare la differenza per quegli enti no profit, che ogni giorno scendono in campo per aiutare chi ne ha bisogno.
Come donare il 5 per mille?
Per devolvere il 5 per mille a un’associazione oppure a un ente benefico, ci sono diverse modalità. Ad esempio, si può indicare la “donazione” al momento della dichiarazione dei redditi, mediante il 730, la Certificazione Unica (CU) oppure il modello Redditi Persone Fisiche (ex Unico).
In questi casi, il contribuente può inserire il codice fiscale del destinatario e apporre la propria firma. In mancanza di essa, la scelta non è considerata valida. Anche chi non è tenuto a presentare il modello 730 può comunque donare il 5 per mille. In questo caso, è possibile utilizzare la scheda allegata alla Certificazione Unica (CU) o al modello Redditi Persone Fisiche. Questa deve essere consegnata, senza alcun costo aggiuntivo, presso una banca o un ufficio postale. È importante che la scheda venga presentata in una busta chiusa, sulla quale deve essere riportata la dicitura “Scelta per la destinazione del 5 per mille dell’IRPEF”, insieme al nome, cognome e il codice fiscale del contribuente.
Perché donare il 5 per mille?
Ci sono diversi motivi per cui un contribuente potrebbe scegliere di destinare il 5 per mille a un ente specifico piuttosto che lasciarlo nelle casse dello Stato, tra cui:
- Nessun costo aggiuntivo: il contributo non comporta alcuna spesa supplementare rispetto a quanto già normalmente dovuto allo Stato; permette invece di decidere a chi destinare una parte delle proprie tasse;
- Trasparenza: i soggetti beneficiari del 5 per mille sono tenuti a redigere un rendiconto dettagliato sull’utilizzo delle somme ricevute, consentendo ai contribuenti di conoscere i progetti realizzati grazie a questo contributo volontario;
- Privacy: i dati personali dei cittadini che scelgono di destinare il 5 per mille non vengono comunicati alle associazioni beneficiarie; restano protetti dall’Agenzia delle Entrate, garantendo l’anonimato del donatore.
- Supporto a cause benefiche: la scelta di destinare il 5 per mille consente di rafforzare il terzo settore, un ambito cruciale per la coesione sociale ed il benessere collettivo, sostenendo organizzazioni che spesso operano con risorse limitate.
Gli obblighi di rendicontazione del 5 per mille
Tutte le organizzazioni che possono ricevere il 5 per mille, a prescindere dall’ambito nel quale operano, hanno un preciso obbligo di rendicontazione. L’obbligo in questione si considera assolto compilando un rendiconto che descriva in modo analitico l’uso delle somme ricevute nonché dalla relazione illustrativa che approfondisca in modo chiaro e preciso le attività che sono state poste in essere con i fondi ricevuti. I suddetti documenti devono contenere altresì anche l’indicazione dell’eventuale accantonamento della somma percepita oppure di una sua parte.
L’obbligo citato deve essere adempiuto entro e non oltre un anno dall’incasso e nel mese successivo deve essere notificato a mezzo di raccomandata con relata di notifica oppure con posta elettronica certificata (PEC) all’amministrazione erogatrice se beneficiari di almeno 20 mila euro.
Lo scopo è quello di imporre agli enti di essere i più trasparenti possibili in modo da dimostrare a chi li ha sostenuti come sono stati spesi i soldi ricevuti a titolo di 5 per mille.