A scrivere sono i dipendenti della Casa di Cura Romolo Hospital, realtà impegnata da oltre 20 anni nell’assistenza del pazienti con patologie urologiche ed uro-oncologiche.
Rivolgono un pressante appello alla Struttura Commissariale, in particolare all’On. Roberto Occhiuto, Commissario ad Acta, al Dott. Ernesto Esposito, al Sub-Commissario Ing. Iole Fantozzi e al Dott. Tommaso Calabrò, Direttore del Dipartimento Tutela Salute.
Come noto al sistema sanitario regionale, la Romolo Hospital ha concorso negli anni e concorre ancora oggi a soddisfare l’esigenza di cure di alta specializzazione in urologia rappresentando un presidio che da solo garantisce l’erogazione di oltre il 50% delle prestazioni urologiche della regione Calabria. Risulta infatti essere la prima struttura sanitaria nel trattamento delle patologie oncologiche alla prostata e la seconda sia nel trattamento del tumori alla vescia che al rene.
Parliamo di volumi ti ricoveri che superano i 2000 casi annui, concorrendo quindi all’abbattimento della mobilità passiva regionale e garantendo una significativa attrattività extra regionale.
Negli ultimi 9 mesi, a seguito di un contenzioso amministrativo avente ad oggetto meri aspetti di natura dichiarativa e formali e anche in ragione di provvedimenti dell’autorità giudiziaria che hanno ordinato la prosecuzione delle attività di cura, l’azienda ha dovuto riavviare l’iter procedurale di autorizzazione e accreditamento che risultano finalmente giunti alla loro positiva conclusione. Il tutto senza che l’Azienda Sanitaria Provinciale abbia provveduto dallo scorso mese di agosto, a remunerare le prestazioni Ininterrottamente rese costringendo la Romolo Hospital, Il suo personale e l’intera filiera dell’indotto, a enormi sacrifici aziendali e personali.
Una scelta quella della Romolo Hospital, e di nol tutti dipendenti, resa possibile dai principi e dai valori che hanno caratterizzato, in termini di unicità, la storia aziendale, sempre primariamente concentrata sulle risposte da garantire in termini di cure e di salute per la comunità calabrese, in ragione anche delle attuali liste d’attesa ad oggi 1800 interventi fra cui circa 800 tumori benigni, 700 calcolosi ed oltre 300 tumori maligni.
In ragione pertanto di condizioni aziendali e personali non più sostenibili e alla luce della oggettiva impossibilità di garantire il mantenimento dei livelli occupazionali (oltre 100 unità) con gravi ripercussioni sul tessuto sociale del territorio e in considerazione dell’impossibilità di garantire in tempi certi l’offerta di cura e assistenza a pazienti che non possono più rinviare la loro presa in carico, intendiamo rivolgere un nuovo e pressante appello a che si proceda con urgenza alla firma del provvedimento di accreditamento.