L’avvocato e docente universitario, Cataldo Calabretta, insieme alla giornalista Vittoriana Abate, hanno proposto un’analisi socio-giuridica del fenomeno della violenza di genere con il saggio scritto a quattro mani, “Sulla pelle e nel cuore. Quei bravi ragazzi che uccidono”, perché, come affermano, “«I bravi ragazzi non uccidono è una giustificazione insussistente”. Quest’anno sono già 20 le donne uccise in ambito familiare/affettivo. Nello specifico, 8 hanno trovato la morte per mano del partner o ex partner. Dinanzi a questo dato, purtroppo, destinato a crescere quotidianamente, l’avvocato e docente universitario Cataldo Calabretta, insieme alla giornalista Vittoriana Abate, ha sentito l’urgenza di racchiudere nel saggio tutta una serie di indicazioni, suggerimenti, chiarimenti legislativi e di procedura giuridica, ma soprattutto, si sono voluti rivolgere alle tantissime giovani donne, presenti in un salone affollato per sensibilizzare una più matura e consapevole coscienza delle loro prerogative di donne libere, liberate dall’amore e non uccise, violentate o sottomesse da una “cultura patriarcale che non accetta l’emancipazione della donna. Come è stato spiegato dai relatori del saggio, che si sono alternati, incalzati dalle domande della moderatrice, Teresa Paladini, “l’unico mezzo per cercare di arrestare questa triste scia di violenza e sopraffazione da parte del maschi, è la prevenzione”. “Si rende pertanto necessario, hanno detto, promuovere e favorire incontri formativi e informativi nelle scuole, perché appare orami evidente che non basta più l’intervento familiare, ma si rende necessaria un’azione sinergica fra le diverse componenti socio educative, famiglia, scuola, T.S., istituzioni, politica. Questo perché, leggiamo negli interventi, nonostante le diverse leggi adottate, a cominciare dalla legge sul femminicidio del 2013, che ha posto fine al concetto che la violenza sessuale fosse un delitto contro la moralità pubblica e non contro la persona, ci sia ancora tanto da fare. Con questa prima legge sono state introdotte alcune aggravanti precedentemente non contemplate, come la pena maggiorata nel caso di reato di violenza sessuale contro una minorenne, una donna in gravidanza, ecc. Poi, nel 2019, la tutela delle vittime di violenza è stata rafforzata con la legge Codice Rosso che inserisce nuovi reati, ma che , come si legge nel saggio, ha dei limiti perché, come hanno spiegato, ancora si sottovalutano i tanti casi che pur se denunciati, non trovano una giusta protezione e la dovuta attenzione da parte della autorità giudiziaria che spesso determinano sentenze che indignano l’opinione pubblica. Per tale ragione, hanno spiegato i relatori si dovrebbe prevedere un vero e proprio corso di formazione per tutti gli attori coinvolti, magistrati, avvocati, assistenti sociali, forze di polizia, giornalisti. Questo aiuterebbe a gestire i casi di violenza con maggiore competenza e tempestività, che permetterebbe inoltre agli inquirenti di “leggere” quei segnali che aiuterebbero a prevenire i casi di azioni più gravi che purtroppo poi se non letti, sfociano in atti estremi con la morte della vittima. Altro aspetto del fenomeno analizzato è stato il concetto espresso da molti che definisce spesso l’aggressore un bravo ragazzo. Affermazione respinta con forza dagli autori che hanno invitato i giovani a rifuggire da tali affermazioni perché “non bisogna giustificare quello che altro non è che un omicidio di genere”. Un fenomeno, oggi all’attenzione della Commissione Parlamentare di inchiesta su Femminicidio e violenza di genere, presieduta dall’on. Martina Semenzato, tra l’altro autrice della prefazione del libro che introduce la possibilità che si possa realizzare il Testo Unico della violenza di genere, “un testo che possa includere, in modo più accessibile e agevole, tutti gli interventi legislativi che si sono susseguiti nel corso del tempo. È, come scritto nella prefazione, un obiettivo ambizioso, ma non più rinviabile. Potremmo rappresentare un esempio virtuoso anche per gli altri Paesi. È una delle battaglie che stiamo “ e che trova piena accoglienza anche nelle affermazioni di Cataldo Calabretta e Vittoriana Abate. Un libro che narra e scrive di storie di donne massacrate, private della libertà che sicuramente faranno riflettere e ci interrogano sul tema del rispetto reciproco, della libertà individuale, perché, altro elemento posto all’attenzione dei presenti, la violenza è anche economica, perché “senza reddito non si può fuggire permettendo agli uomini di esercitare il loro potere negando la possibilità alle donne di scegliere di essere libere. “Scrivere questo libro è stato complicato, hanno detto, e speriamo possa essere spunto di riflessione, sperando di riuscire a stimolare una più mirata prevenzione.