Traduzione Anila Dahriu
A leggere la notizia biobibliografica di Jeton Kelmendi, drammaturgo, traduttore, analista politico, professore universitario, accademico, pubblicista ed anche poeta, nato nel 1978, si resta sbalorditi. Ha lavorato tantissimo, ha ottenuto successi in tutto il mondo (un lungo l’elenco dei premi, dei riconoscimenti ricevuti e delle traduzioni dei suoi libri). Ciò significa che la sua poesia ha un deciso carattere universale e per una ragione semplicissima: riesce a interpretare i sentimenti che sono alla base del vivere e dell’essenza dell’umanità. Riesce a interpretare gli ideali che sono il perno della civiltà odierna, proiettandoli nel futuro, dando ad ogni pagina il fuoco del suo entusiasmo, captando le verità del profondo e le ragioni che danno le direttive necessarie alla civiltà del nostro tempo. A cominciare dall’Amore, ha saputo descrivere in tutte le sue espressioni, in tutte le sue sfaccettature, con un garbo e una passione che illustrano la bellezza e la densità del desiderio e fanno intendere che davvero 2 senza di esso la vita sarebbe una landa, un deserto privo di occasioni di sogno, un inutile transito. Non era facile essere originale e accattivante trattando un tema alla portata di tutti e sul quale i grandi poeti si sono cimentati con esiti straordinari. Naturalmente al suo ventaglio Jeton non ha solo l’Amore, ma l’attaccamento alle radici della sua terra, la considerazione del sociale inteso in tutte le sue declinazioni, ed ha il dono della “visione”, cioè di saper vedere oltre, di saper acciuffare l’attimo che fugge, di saper entrare nell’imponderabile e ricavarne momenti di alta tensione lirica, ma anche di affrontare la politica nella sua estensione e nella sua prassi senza mai dimenticare la lezione di Aristotele, di Guicciardini e di Vico. Insomma, leggere le sue poesie è come viaggiare di continuo o per luoghi sconosciuti di cui però presto si diventa amici, o per luoghi familiari che si trasformano in palcoscenico inedito per farci sentire il peso del farsi giornaliero ravvivato dal “progetto” che, in lui, è sempre tenuto sullo sfondo. È come se stesse tessendo, di continuo, una lunghissima coperta che non finisce mai e vuole abbracciare l’intero mondo, non per coprirlo, ma per ridare ad ogni cosa la sua grazia e la sua dignità, la sua essenza umana e spirituale, la sua identità, la sua visione! Io, campanelliano di lungo corso, ho sentito la suggestione della “Città del Sole” negli interstizi del suo 3 canto, nel dettato poetico libero da digressioni e da deviazioni e puntato alla realizzazione del sogno che giorno dopo giorno diventa più complesso, più fortificato e più acceso di sensi nuovi annodati alla sapienza, all’eternarsi dell’uomo, come direbbe Dante Alighieri. Si faccia bene attenzione, per rendersi conto di come il poeta sa affidare, alla parola, un’energia che va oltre il vocabolario, che sintetizza colori e musica, che sgombra dalle abitudini il significato per appropriarsi di un contenuto nuovo, intenso, aperto alla voragine del tempo e quindi alla successione ed al rinnovamento continuo della misura, sì, proprio quella greca antica, ovviamente aggiornata alle istanze e alla sensibilità dei tempi nuovi, vorace, ingorda di acquisizioni culturali e politiche, affinché l’uomo possa trovare la dimensione dell’essere e non essere sballottato dalla voracità liquida teorizzata da Baumann. Se ci si sofferma sui luoghi dove sono state composte le poesie (Jeton li annota quasi sempre), ci si renderà conto che siamo di fronte e un viaggiatore instancabile, ma che arricchendosi nella diversità non ha mai rinunciato a scavare nella propria radice, nelle proprie affinità, fino a identificarsi, a volte, con un tempo senza tempo, a entrare nel “presente perenne” in cui tutto è possibile, in cui tutto può vivere, morire e rinascere., ma affrancati dal peso dell’ignoranza e dalla messe di dubbi indotti dalla cecità del potere per 4 approfittare e dominare. Ma al di là degli argomenti trattati la poesia di Jeton Kelmendi deve la sua fortuna, meritata, alla sua duttilità e alla sua capacità di saper essere lieve e graffiante, limpida e libera da qualsiasi orpello, da contaminazioni strettamente letterarie che avrebbero inceppato l’ariosità dei versi, li avrebbero tenuti stretti nel solco della cultura ufficiale. Invece leggiamo composizioni che si alzano e volano, che perlustrano i sentimenti e le ragioni occulte e invisibili del significato degli eventi e ne danno la registrazione magmatica che è frutto di ricerca e di totale abbandono alla meraviglia. Anche analisi, perché no? Di un sociale che va ricomposto e portato al ritmo odierno, registrato e allegato agli eventi, anche a quelli delle emozioni, per evitare che l’uomo venga sezionato e visto a compartimenti stagni e non nella sua complessità. Di conseguenza Jeton è un poeta che sa suonare molti strumenti, quello lirico, innanzi tutto, ma anche, evidentemente, quello sociale, quello spirituale, quello metafisico e addirittura quello legato alla storia nel suo mutamento e nella sua evoluzione. Prova ne sia la ricerca della sua corrispondenza storica e umana che punta a decifrare e a recuperare ciò che la guerra ha disperso della sua terra, ciò che le avversità hanno seminato lontano, per il mondo, un patrimonio che si augura ancora recuperabile.
Insomma, come sto cercando di dimostrare, la poesia di Jeton Kelmendi si muove freneticamente in molte direzioni ma senza disperdere la carica di cui è fornita. Egli non affronta un argomento soltanto sfiorandolo, ma ne sottolinea la ricchezza e l’utilità e quindi ne ricava versi che restano nell’animo del lettore e lo riempiono di esaltazione, di gioia, ma anche di 7 dubbi. Non esito a dire che Jeton Kelmendi è oggi la voce più chiara e autentica non solo dell’Albania, Kosovo. Una voce che non nasconde la sua dolcezza e la sua potenza in sotterfugi retorici, ma che va dritta al nocciolo delle questioni, come si usava quando la poesia era etica, estetica, conoscenza, passione e sogno. Un poeta così completo va elogiato e seguito attentamente, perché dalle sue parole, dalle sue magie, dalle sue visioni potranno scaturire i tempi nuovi, le accensioni d’amore, perfino il ricorso alla santità. Una delle figure centrali della poesia di Jeton è Madre Teresa di Calcutta, non passi inosservato. Molti versi grondano d’amore per questa Santa. La devozione di Jeton è dichiarata e se ne sente il fiato caldo, la ventata misteriosa ancora una volta dell’amore, che sa farsi preghiera. Mi piace concludere con pochi versi soltanto sui quali auspicherei che il lettore facesse grande attenzione: “Gesù sapeva anche degli Albanesi, sì ma la tempesta ci ha distrutti. Quando il destino non ti considera i vicini ti riducono a stracci. Hai vissuto oltre te stessa e ora sei venuta a vivere in te stessa per l’Eternità insieme agli angeli”. 8 Grazie, Jeton, sì, bisogna vivere oltre sé stessi ma non solo per diventare santi, anche per cercare di capire fino in fondo la lezione di Papa Francesco che non si stanca di ripetere: “… nessuno si salva da solo. Fate fiorire i sogni, fasciate le ferite, create immaginari positivi che scaldano i cuori”. La sua poesia ha il dono di essere poesia, scalda il cuore, fa fiorire i sogni, è fatta di parole vere.
Dante Maffia
ALL’ALBA NEL SONNO DEI RISVEGLI
Il domani non è affidabile oggi.
Non so cosa dire di ieri.
In tutto questo dilemma
Non so cosa fare,
sognare,
svegliami dal sonno,
da tutti i risvegli.
Quanto è profondo l’oceano, lo sguardo dell’occhio,
un desiderio aggrappato nel tempo.
Voi parole d’amore dove state andando
piene di senso, come la vita predicatrice?
A quale stazione atterrerà la sorte?
Il silenzio plasmerà il concetto!
Il coraggio mi dà anche un po’ di speranza
per conoscere il tuo potere
e sapere come cresce l’avidità.
Strade impercorribili i miei pensieri.
Tu, mio ego, mi stai spalancando la strada
per giungere in me,
fari sedere in cima alla memoria.?
Il domani arriva,
all’alba c’è il risveglio della consapevolezza.
Il tempo dell’attesa.
Il tempo equo della quarantena.
Tu sei sono un impedimento in più.
APPARE IL TUO VOLTO COME OCCHI AZZURRI
Stanotte l’autunno può essere sazio delle note
e la luna crolla sulla finestra.
Il meglio
versetto
scriverò di te
cara amica.
Forse ti sei addormentata
prima che scrivessi
dieci decimi
del verso
la parola che possiede
tutte le notti che vuoi.
Una volta
valicata la mezzanotte
il cielo calò in versi
e la rarità delle stelle,
il tuo volto mi apparvero
come un cielo azzurro.
Come ai vecchi tempi
“Ho chinato gli occhi al fianco”.
7-
TRACCE DI VITA
Quando il ricordo si risveglia dal sonno
i denti non assimilano le parole non dette.
Come la spada di Democleto,
forse l’amore può mandarmi un nuovo invito.
Camminerò sulle orme della vita
se è vero che
stiamo vivendo da qualche parte.
Una volta che il significato ebbe inizio
del se stesso,
fu quando tutto iniziò da me e te
come il sorgere del Sole,
o forse in quell’ attimo
ognuno ha fatto i fatti suoi.
La mia necessità era amare senza limiti
per me e per te.
Tutto quello che c’è di vero nell’amore,
ricordalo, è l’amore.
Se poi l’oblio sparerà lontano anni luce
il vuoto abiterà tra noi
e ci prenderà alla gola
e saremo spesi in solitudine
senza avere un po’ di coraggio
per dimostrare quanto amore abbiamo.
Roma, Italia. il 23 aprile 2016.
10-PENSIERI DELL’ANIMA
Fa cento viaggi
Una volta incontrate le meraviglie
Oltre l’irrealizzabile
Una tempestività
Due sguardi si sciolgono l’uno nell’altro.
È metà fatto, metà leggenda
Meno solare, più lunare,
Siamo andati e andiamo
Siamo diventati più tangibili.
Il giuramento
La nostra parola dell’anima
Che oggi ha afferrato il cammino.
I giorni si susseguono
Lo sai cara
Non zittirsi domani
Quante volte
Chiamo il tuo nome
Le parole diventano angeliche
Mia fata
Quante volte non fiatare
Parli con la eloquenza che mi dice
Molto di più.
Quei sono i pensieri dell’anima.
VIVEVA OLTRE SE STESSA
Ormai è tornata in sé e vive con gli angeli
(Madre Teresa)
A MADRE TERESA
Quanti anni sono passati
da quel lungo viaggio!
Oltre te stessa hai vissuto come un miracolo
con due anime:
una per Dio l’altra per l’umanità.
Eri un po’ Gonxhe un po’ Calcutta,
tanto Albanese e con tanta luce
per l’umanità.
Pregavi e diventavi tu preghiera.
IILIRIA
Oh nostra Madre Teresa!
Nel 1978, quell’ anno ,
madre,
sono venuto al mondo.
Adesso, quando ho bisogno di sentirmi fiero,
vado a Kruja dei Kastrioti
e invoco Giorgio.
Quando ho bisogno di una stella
dell’ universo
vado sulla collina del Sole
e chiamo Rugova
Oh nostra madre Teresa!
Con la tua preghiera dormo e mi sveglio.
Gli angeli che vivono in paradiso
sorridono e hanno aspettato
il tuo luminoso arrivo.
Quanti anni sono passati?
La patria si sta preparando
per un altro giorno di luce.
Prega anche lì per l’umanità,
per i tuoi orfani,
per la nostra cara terra
che si chiama
Illiria.
Sono passati tanti anni
da quando te ne sei andata;
ne verranno tanti altri.
GONXHE
” Lo sai conosco una parola di pietra”.
L’ho imparato a Shkrel.
“Ho anche un palazzo dei sogni da qualche parte”
mi ha sussurrato Kadaré.
Ormai
benedico anche le orme di Prekazit
e di Glloxhanit.
Quegli affanni dopo i sogni
l’abbiamo visti con i nostri occhi.
Padre nostro nei cieli
ci guarda con venerazione.
Dì un’altra parola
in albanese
Dio benedica l’Arberia.
Accendi una candela per illuminare
Ilirikase.
Questo è il primo
e tutti sanno,
Madre, che sei tu la luce.
Andare non è auspicabile per chiunque
Invece quando vai come sei andata tu, Madre,
il tuo è un viaggio incantevole.
Gesù sapeva anche degli Albanesi,
sì ma la tempesta ci ha distrutti.
Quando il destino non ti considera
i vicini ti riducono a stracci.
Hai vissuto oltre te stessa
e ora sei venuta a vivere in te stessa
per Eternità
Insieme agli angeli.
Il nostro futuro di domani
bisogna condurlo oggi.
Prega ancora, Madre.
Quel dicembre mi ha impaurito,
non so cosa avvertono i miei occhi,
Mi sembra che sia il freddo della Dardania.
La primavera è in ritardo.
Non dimenticare le quattro parti separate,
Madre.
Sei il nostro nome che sfolgora nel cielo
e sulla terra.
dicembre 2007, Bruxelles
-Albanika-albanese, Illyrica-prestoria IILIRIA ,ai tempi di romani,Goxhe-il cognome di madre Teresa,
Dardania-preistorica Albania, Shkrel-poeta-,Kadare-scrittore ,
Prekazit-grande familja albanese,Glloxhanit-famiglia di madre Teresa,Arber,Arberia-albanese,Albania,Kruja-città albanese dove nasce Gjergj Kastrioti- lider albanese,Rugova-politico
BIOGRAFIA
Jeton Kelmendi, poeta, drammaturgo, traduttore letterario, analista politico, professore universitario, accademico e pubblicista, è nato nel 1978 a Peja(KOSOVO).
Ha completato la scuola primaria e secondaria nella sua città natale, mentre studiava Comunicazione di massa a Prishtina e studi post-laurea presso l’ULB – Università di Bruxelles (International Policy and Security Issues). Ho completato il secondo master in diplomazia e il dottorato in politica di sicurezza internazionale e il ruolo dei media in queste politiche. È professore all’Università AAB di Pristina. Per anni ha scritto e pubblicato poesie, prosa, saggi e racconti. È collaboratore di molti media, albanesi e stranieri, dove si occupa di diverse questioni culturali e politiche, in particolare quelle relative alle relazioni internazionali e alla sicurezza. Jeton Kelmendi, è diventato noto al lettore in Kosovo con la prima raccolta di poesie “Century of Promises”, pubblicata nel 1999. Successivamente ha pubblicato una serie di altri libri. Le sue poesie sono state tradotte in più di 37 lingue straniere, pubblicate in molte antologie internazionali e varie riviste, facendo di lui il poeta più tradotto e il poeta albanese che ha ricevuto i più premi internazionali. È degno rappresentante della poesia albanese moderna è stato detto dai critici letterari. L’essenza del suo lavoro nel campo dell’arte letteraria è la cura che presta all’espressione poetica, all’elaborazione moderna del testo e alla profondità del messaggio. Nella sua creatività spiccano la lirica d’amore e il verso ellittico intrecciati a metafore e simboli artistici. È un veterano della guerra dell’UCK. Attualmente lavora e vive a Pristina e Bruxelles.
Traduzione ANILA DAHRIU