Reduce dal Vinitaly la tenuta Santoro si è fatto apprezzare portando una ventata di freschezza di sapori e odori di un territorio generoso con il suo nuovo rosato “Noveno”, un vino, una storia, dentro un viaggio unico nel suo genere. Intriso di cultura, un biglietto di visita di una Calabria fiera e lavoratrice, dove si coltiva il Gaglioppo, da cui si ottengono i vini cirotani migliori. Questo Noveno rosato brillante, ricco di antociani, dal colore del Melograno e dal sapore della fragola primizia, amata dall’argilla preziosa e speziata di una terra fertile e nobile che pure dei Greci fu. “La valorizzazione dei nostri vitigni autoctoni- si legge in una nota di Giuseppe Santoro titolare dell’azienda- è la valorizzazione della biodiversità ambientale e culturale del nostro territorio; È nelle vigne che avviene la sinergia tra i saperi dell’uomo e la sapienza della natura. Tutto questo trova realizzazione nelle nostre cinque etichette di maggior pregio, espressione di una storia d’amore che perdura da cinque generazioni. L’avventura della nostra famiglia nel mondo del vino Cirò inizia con il mio trisavolo, Giuseppe Santoro nel 1850, prosegue la nota- che, di ritorno dall’America, cominciò a coltivare i terreni che oggi costituiscono il cuore della Tenuta. A proseguire poi su questa strada mio padre Luigi Santoro, che all’età di 12 anni, ha seguito le orme del padre nella conduzione del vigneto a partire dal 1955. Il 1994 segna il passaggio dell’azienda da una dimensione familiare alla dimensione di piccola impresa che produce vino per la vendita sul mercato locale, impreziosendo le potenzialità enologiche di un territorio che per il suo nettare è famoso in tutto il mondo.