Entrare in un reparto e trovarsi a camminare in mezzo a opere d’arte… E’ quello che è successo martedì 16 maggio nel reparto dell’U.O. di Psichiatria dell’Ospedale civile di Crotone. Protagonisti di questa straordinaria idea i docenti e alcuni alunni dell’ Istituto Professionale “Barlacchi”nell’ambito del progetto “Ambiente come strumento di cura” che ha visto collaborare in sinergia l’U.O. del nosocomio cittadino e il “Barlacchi” coordinati rispettivamente dal Primario Dott.ssa Letizia Tiano e dalla Dirigente Scolastica Prof.ssa Serafina Rita Anania. Il reparto ha visto una larga partecipazione di pazienti, visitatori, semplici curiosi, giornalisti che hanno accolto come un vero e proprio evento la trasformazione del reparto in un luogo accogliente e sereno. Un processo di umanizzazione dell’importante reparto ospedaliero che non sarebbe stato possibile senza la competenza di due valentissimi insegnanti del “Barlacchi” la prof.ssa Catia Martino e il prof. Nicola Garcea. Due artisti già molto conosciuti e stimati professionisti dell’Istituto che hanno guidato gli alunni del “Barlacchi” e in particolar modo le ragazze dell’indirizzo “produzioni industriali made in Italy” e dell’indirizzo “servizi per la sanità e l’assistenza sociale”. Giuliana Asteriti, Ilona Ivanova, Marta Rocca, Elisa Scuteri, Martina Serio, Maria Sicilia, Spatafora Laura, Domenico Urso, Rossana Vona e Desiree Criniti hanno lavorato proficuamente alla realizzazione di questo innovativo progetto, non soltanto perché inserito nelle attività legate al P.C.T.O., quanto piuttosto perché mosse da una sensibilità e da una grazia che soltanto ragazzi della loro età possono esprimere. Insieme ai due docenti hanno trascorso molti pomeriggi in un lavoro molto delicato e in un ambiente dove si doveva dimostrare con i fatti la propria professionalità. I docenti Martino e Garcea hanno svolto, dunque, un ottimo lavoro come del resto spesso ci hanno abituato e lo hanno fatto rendendo quel reparto denso di significati. Il lavoro è consistito in una progettazione di decorazioni di ambienti altrimenti freddi e dai quali sarebbe continuata a trasudare la sofferenza di chi, provato dal disagio o dalla malattia, è purtroppo fruitore del servizio. Non è stata però una progettazione per “compartimenti stagni” e anzi il gruppo di lavoro si è rapportato alle esigenze o ai suggerimenti dei medici, per esempio riguardo alle forme e ai colori per esprimere concetti legati alla cosiddetta psicologia della forma e alla teoria della percezione. Appena entrati nella sala d’attesa si scorge un’opera che di per sé rappresenta una vera e propria “finestra sul Mediterraneo” con colori timbrici ovvero brillanti e saturi in sostanza più puri e non attivanti processi disturbanti. In corsia le scelte della Martino e di Garcea hanno seguito il fil rouge rappresentato dalle caratteristiche formali dei colori a pastello mentre, è bene sottolinearlo, in nessun dipinto è stato utilizzato il colore nero. Simmetricamente, invece, i colori “terra di Siena” e il blu sono stati utilizzati per le parti in ombra. E’ evidente, dunque, che ogni dettaglio è stato realizzato per essere giustapposto nella composizione formale di ogni murale. Sul lato sinistro della corsia si trova una rappresentazione estetica del cervello che si evidenzia attraverso forme e colori e che è ulteriormente impreziosita da una frase di S. Agostino “Nutre la mente ciò che la rallegra” (cit. Confessionum libri XIII). Procedendo innanzi la parete più grande reca una frase che è stata ideata da un paziente e che, su espressa richiesta dei medici del reparto, è stata resa dipinto. Il percorso concettuale in corsia termina con la rappresentazione di un cuore dai toni blu e in cui sono radicati i fiori a sostegno dell’idea che “il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”(cit. B. Pascal “Les pensées”). Infine, anche gli ambienti più intimi per i pazienti, come per esempio i servizi igienici, sono stati decorati con fiori sulle pareti, oppure l’ambulatorio con soffioni giganti a indicare il piacere della leggerezza. (E.G.)