Chissà se Platone, quando, intorno al 360 a. C., scrisse i suoi dialoghi Timeo e Crizia (tra l’altro, l’ultimo non fece in tempo nemmeno a finirlo), aveva in mente di costruire un potente archetipo del fantastico, un simbolo fra i più persistenti nella cultura (non solo) occidentale. Eppure, dal lontano IV secolo a. C. e fino ad oggi, il mito di Atlantide ha resistito all’usura del tempo e al cambio di religioni, imperi, tecnologie, finendo per costituire un potente simbolo e l’archetipo di tutti i continenti perduti/isole fantastiche che la fantasia ha saputo/voluto creare, prototipo delle narrazioni di catastrofi naturali e non. Il tutto, per quanto possa sembrare strano, partendo da una storia immaginaria.
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