E lo ha spiegato alla conduttrice Anna Falchi e ai telespettatori. La brace, ossia i tizzoni ardenti di carbone, veniva utilizzata quotidianamente in passato, tant’è che ancora oggi c’è chi si ricorda la famosa vrascéra utilizzata dai nostri nonni. A questo punto, vrasciòla è un termine derivato dal fatto che si tratta di un alimento preparato sul vrascére, o comunque sulla vràce. Passo passo Loredana, ha illustrato la ricetta che, ha chiarito, recupera ad esempio il pane raffermo. Questo a testimonianza, di una buona usanza da riprendere e valorizzare sempre di piu: nella cucina contadina non si butta niente e tutto viene recuperato. Le vrasciole calabresi sono un piatto tipico della Calabria,- ha detto la cuoca contadina- diffuso in tutta la regione. Si tratta di polpette di carne dalla forma allungata e rigorosamente fritte in olio extravergine d’oliva in modo da risultare croccanti e ben dorate fuori e morbide e umide all’interno. Vengono servite come secondo o, molto più spesso, come antipasto, in entrambi in casi ben calde. L’impasto è molto semplice, carne macinata di maiale e di manzo, pane raffermo sbriciolato, formaggio e uova e per profumare prezzemolo e aglio. Una ricetta tradizionale tanto semplice quanto appetitosa che fa subito pensare al calore di casa e della famiglia riunita. La ricetta della vrasciola che è stata presentata diventa poi piccante e ancora più ricca grazie all’aggiunta della nduja. Alla fine Anna Falchi ha posto sulla cartina dell’Italia in corrispondenza della Calabria la bandierina delle vrasciole che entrano a pieno titolo nel pantheon dello street food italiano. “Un’altra occasione importante – sottolinea Mario Ambrogio responsabile Regionale di Campagna Amica – per valorizzare le nostre pietanze, i prodotti e l’abilità delle nostre cuoche/i contadini che gestiscono con professionalità gli agriturismi”.