Si chiama KAIROS e già il nome è tutto un programma. “Kairos” è una parola dell’antica Grecia che significa “momento giusto, momento opportuno”. Mentre Kronos si riferisce al tempo cronologico e sequenziale, Kairos è “un tempo nel mezzo”, un momento in cui qualcosa di indefinito e di speciale accade. Per questa ragione, il Kairos viene spesso associato ad un periodo di crisi che si rivelerà come opportunità. I giovani professionisti delle scienze sociali e umane che hanno fondato Kairos si sono rifatti proprio a questi concetti di resilienza e resistenza prepotentemente emersi nella crisi sociale scaturita dal lockdown. Kairos, pensata durante la pandemia, proprio nel periodo in cui la socialità è venuta a mancare nell’essere umano a causa del distanziamento fisico, ha rotto gli argini del confinamento e ha riunito: sociologi, psicologi, assistenti sociali, avvocati, economisti, filosofi, da Nord a Sud per costruire qualcosa di nuovo. Kairos non è il solito contenitore vuoto figlio delle vecchie associazioni di categoria, in cui conta l’apparenza a scapito della sostanza: cerimonie, deputazioni, onorificenze. Kairos nasce dal basso, dalla voglia di fare e fare bene, proponendo attività di carattere educativo, pedagogico, e di promozione sociale e di formazione. L’Associazione intende operare attivamente sul territorio anche istituendo uno sportello di Counseling Sociolistico, il fiore all’occhiello di Kairos, un intervento innovativo di sociologia clinica per il benessere socio-relazionale ed emotivo. Perché? “Perché la pandemia ci ha tolto molto di più di quel che crediamo”, afferma la Presidente di Kairos, la Dott.ssa Sonia Angelisi, sociologa professionista di Amantea, “Il lavoro del sociologo è quello di comprendere l’agire umano e l’agire umano è dotato di senso. Questo significa che noi diamo un senso al nostro vivere in base alla nostra cultura e alle esperienze che abbiamo accumulato nella vita. Le nostre reazioni alla pandemia dipendono molto dal nostro agire sociale. Col counseling sociolistico noi aiutiamo le persone a riposizionarsi nella realtà. Il lockdown ci ha lasciato l’idea di un mondo accartocciato su se stesso: senza relazioni, senza amicizia, senza calore, rassegnato a se stesso. Da queste ferite dobbiamo guarire perché il futuro del mondo, come dice Carl Rogers padre del counseling, non è l’industrializzazione, ma le relazioni tra esseri umani.”