Nella giornata di ieri, abbiamo ricevuto la visita del dott. Max Burger, austriaco, e del tedesco Lorenz Merveldt, laureando in Scienze Forestali e Ambientali dell’Università di Padova, allievo del Prof Andrea Battisti. Oltre a frequentare l’Ateneo di Padova, gli stessi sono proprietari boschivi.
Il motivo dell’incontro è stato quello di visitare le pinete di laricio del parco e conoscerne la loro gestione, al fine di confrontarla con quella praticata nelle pinete di pino nero in Carinzia (Austria) e Westphalia in Germania, dove ricadono i boschi delle rispettive proprietà.
Ad accoglierli per il parco il dott. Giuseppe Luzzi, Responsabile del Servizio “Gestione e Conservazione dei Sistemi Naturali e Tutela della Biodiversità” e la borsista, dott.ssa Federica Perri, nonché il personale del Reparto Carabinieri Tutela Biodiversità di Cosenza ed il Prof. Francesco Iovino, docente di Gestione dei Sistemi Forestali dell’Università della Calabria.
“La mia famiglia vive in Westphalia al nord di Colonia (nord-ovest di Germania). Sono molto interessato al pinus nigra: mio nonno ha piantato anche pino laricio di calabria nel 1955 al fine di trovare una specie del genere pinus più resistente ai disturbi chimici della zona vicina alla Ruhr. Oggi questo pino mostra un’accrescimento maggiore del pinus sylvestris, locale”. Così ha raccontato Lorenz Merveldt ammirando la forma e le dimensioni del pino laricio.
Il dott. Giuseppe Luzzi ha sottolineato ai due visitatori l’importanza delle aree protette presenti in Calabria ed il loro regime giuridico. Ha evidenziato che la superficie forestale del parco, interessa l’80% di quella territoriale ed è rappresentata dalle pinete di laricio, parte di origine artificiale, che ne ricoprono ben il 42% circa. A tale superficie se ne aggiunge, per un altro 23%, quella delle faggete a tratti miste con pino laricio. I boschi puri di faggio interessano il 22% circa della superficie forestale. La restante superficie è ripartita tra querceti caducifogli, boschi di castagno e querceti sempreverdi.
Ha illustrato, inoltre, le principali tipologie forestali del Parco e le linee gestionali, basate sulla gestione forestale sostenibile e la selvicoltura sistemica, previsti negli strumenti di pianificazione del parco (Piano e Regolamento) in via di approvazione. Sono stati spiegati i vari procedimenti autorizzativi per la redazione dei piani di gestione e degli interventi selvicolturali, oggi in capo alla regione Calabria.
Il Prof. Iovino, dopo aver illustrato la distribuzione e le diverse tipologie fisionomiche delle pinete, si è intrattenuto sulle relazioni tra tipologie strutturali e modalità di gestione del passato e quelle attuali.
Le differenti strutture delle pinete pure e di quelle in evoluzione sono state illustrate visitando diversi siti, tra i quali quelli del complesso demaniale della Fossiata, del Bosco di Gallopane e del Cerviolo. Si è, inoltre, soffermato, sugli approcci gestionali oggi riconducibili a ad un modello definito, in termini tecnico e scientifici, da Ciancio et al., (2004, 2006) come “taglio a scelta a piccoli gruppi”. Ha spiegato come questo rappresenti un trattamento basato sulla tradizione selvicolturale locale, maturato nel tempo attraverso l’accumulo di conoscenza tipica della formazione dei saperi locali e posto in essere da molto tempo nella gestione delle pinete silane. Una modalità che soddisfa i principi della Gestione forestale sostenibile, assicura la perpetuazione delle pinete e di conseguenza il mantenimento del paesaggio forestale peculiare del territorio silano.
I due ospiti, al termine della giornata, hanno espresso viva soddisfazione per quanto hanno potuto constatare, compreso la visita ai Giganti di Fallistro, e per il confronto avuto sul piano tecnico e su quello scientifico, in merito alla gestione delle pinete e alla problematica della loro conservazione secondo approcci selvicolturali sostenibili.
Il presidente dell’Ente Parco, dott. Francesco Curcio si è detto molto orgoglioso della visita di Max Burger e Lorenz Merveldt. Lo stesso ha dichiarato che “Siamo sempre disponibili al confronto con altri esperti, poiché il Parcopuò costituire un sito privilegiato per la ricerca in un ambiente difficile come quello mediterraneo, gravemente minacciato dai cambiamenti climatici che stanno interessando il pianeta e rappresentare un polo di azione nel quadro delle politiche di sviluppo regionale e di pianificazione del territorio per tutta la regione”.